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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

in versi o nell’enigmatico linguaggio delle note musicali,<br />

costituisce di per sé quello che De Martino chiama «l’ethos<br />

del trascendimento», la «valorizzazione intersoggettiva e<br />

presentificatrice».<br />

Non è importante addentrarsi qui nelle distinzioni che<br />

De Martino fa rispetto a questa gran mole di materiali;<br />

merita solo notare che egli ritiene ut<strong>il</strong>e rintracciare<br />

sim<strong>il</strong>itudini e somiglianze tra gli stati individuali di<br />

sofferenze e la rappresentazione culturale della fine del<br />

mondo, perché «i caratteri esterni delle apocalissi<br />

psicopatologiche sembrano riprodursi anche in quelle<br />

culturali, dato che anche le apocalissi culturali racchiudono<br />

l’annunzio di catastrofi imminenti, <strong>il</strong> rifiuto radicale<br />

dell’ordine mondano attuale, la tensione estrema dell’attesa<br />

angosciosa e l’euforico abbandonarsi alle immaginazioni di<br />

qualche privatissimo paradiso irrompente nel mondo».<br />

Il tutto per individuare quel «nesso dialettico tra<br />

normale e anormale, tra sano e malato».<br />

Normale e anormale, sano e malato, sono dunque più<br />

vicini di quel che comunemente si pensa. Il limite che li<br />

separa è infinitamente piccolo, assai frag<strong>il</strong>e. Ma De<br />

Martino afferma con forza che c’è. Non con l’intento<br />

moralistico di “segregare” i secondi dai primi, ma con<br />

l’obiettivo di salvaguardare i primi dal divenire i secondi,<br />

con l’apparente ed inconfessata speranza di riportare<br />

anormali e malati allo stato di normalità e sanità, a quello<br />

stato cioè in cui viene superato <strong>il</strong> rischio di non esserci, in<br />

cui “ci si è”:<br />

«Poiché la crisi come rischio non è affatto estranea<br />

all’uomo sano, la comprensione si determina come<br />

rapporto fra <strong>il</strong> vittorioso e lo sconfitto di una stessa<br />

battaglia» 221.<br />

221 ERNESTO DE MARTINO, La fine del mondo, cit., da cui sono tratte anche le<br />

citazioni successive.<br />

238

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