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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

molto semplice, che si è mantenuta attraverso i secoli e che<br />

ritroviamo ancor oggi, almeno come residuo, nelle società<br />

industriali».<br />

Testimonianze di questo modo di morire, o meglio, di<br />

questo modo di porsi dinanzi alla morte incipiente, si<br />

trovano – a dispetto dei secoli che separano una fonte<br />

dall’altra – nell’antichissima Chanson de Roland, nel Don<br />

Chisciotte di Cervantes, in Tolstoj. E si possono sintetizzare<br />

nella frase «La mia ora è giunta». In punto di morte i<br />

moribondi per lo più si distendono incrociando le mani sul<br />

petto, ricordando brevemente la propria vita e le persone<br />

amate, ma quest’emozione, precisa Ariés, «non dura a<br />

lungo – come, più tardi, <strong>il</strong> lutto dei sopravvissuti».<br />

I cimiteri venivano situati fuori delle città, perché<br />

malgrado la fam<strong>il</strong>iarità con la morte «gli antichi temevano<br />

la vicinanza dei morti e li tenevano in disparte», separando<br />

<strong>il</strong> loro mondo dal proprio, impedendo che tornassero a<br />

turbare i vivi.<br />

È tranqu<strong>il</strong>lo, calmo, <strong>il</strong> modo in cui «si è morti per secoli<br />

o m<strong>il</strong>lenni». Solo più tardi la morte ha fatto paura fino al<br />

punto di non osare nemmeno pronunciarne <strong>il</strong> nome. Così<br />

come solo più tardi si è cominciato a seppellire nelle chiese,<br />

anche in quelle dentro le città.<br />

«La fam<strong>il</strong>iarità con la morte – scrive Ariés – è una<br />

forma di accettazione dell’ordine naturale». È fam<strong>il</strong>iarità<br />

tanto con i morti, le cui ossa affioranti alla superficie dei<br />

cimiteri non impressionavano i vivi, quanto con la propria<br />

morte.<br />

Un mutamento nella percezione della morte è<br />

rappresentato dall’affacciarsi della preoccupazione per la<br />

particolarità di ogni individuo all’interno della vecchia idea<br />

del destino collettivo della specie. I fenomeni che<br />

accompagnano questo mutamento sono, secondo Ariés, «la<br />

rappresentazione del Giudizio universale, alla fine dei<br />

tempi; lo spostamento del Giudizio alla fine di ogni vita, nel<br />

momento preciso della morte; i temi macabri e l’interesse<br />

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