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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

smarrito i valori della cultura e non sanno reagire<br />

positivamente ai suoi simboli, violentemente istigati dalla<br />

guerra a ripudiare tutta l’evoluzione e a ritornare alle fedi<br />

barbare e ai dogmi non razionali. In questo senso se un<br />

nemico non esistesse bisognerebbe inventarlo». 165<br />

La guerra, aggiunge, libera dal tedio di tutti i giorni, ed<br />

è lo sbocco più disastroso per gli impulsi repressi. E ancora:<br />

finché la macchina rimarrà un assoluto, la guerra non potrà non<br />

rappresentare per questa società la somma dei suoi valori e delle<br />

compensazioni, poiché essa riporta gli uomini alla terra, li mette di<br />

fronte agli elementi, scatena le forze istintive della loro natura, rompe le<br />

restrizioni della vita sociale e sanziona un ritorno a pensieri ed a passioni<br />

primitive [...].<br />

La stessa ferocia che noi normalmente colleghiamo a condizioni<br />

umane preciv<strong>il</strong>i non è che una reazione alla superciv<strong>il</strong>izzazione<br />

meccanica. In certi casi <strong>il</strong> meccanismo che provoca la reazione è una<br />

compulsione morale e sociale: nel caso dei popoli occidentali è <strong>il</strong> rigido<br />

schema che si accompagna alla macchina. La guerra, come una neurosi,<br />

è lo sbocco di una tensione insopportab<strong>il</strong>e fra gli impulsi naturali e le<br />

regole o le circostanze che impediscono la loro soddisfazione.<br />

Questa alleanza di civ<strong>il</strong>tà della macchina e civ<strong>il</strong>tà primitiva<br />

costituisce purtroppo l’alternativa ad una culla matura e fatta umana,<br />

capace di asservire la macchina alla vita. Se la nostra esistenza fosse un<br />

tutto organico questa frattura e questa distorsione non sarebbero<br />

possib<strong>il</strong>i, perché l’ordine si attuerebbe nella nostra vita interiore e gli<br />

impulsi primitivi che abbiamo distorto o represso per una<br />

sopravvalutazione del congegno meccanico sfocerebbero naturalmente<br />

nelle forme culturali a loro proprie.<br />

In una lettera scritta a Max Born nel 1920, Albert<br />

Einstein, uomo che non può certo essere sospettato di<br />

atteggiamento antiscientifico, confessa: «Splenger non ha<br />

165 LEWIS MUMFORD, Technics and Civ<strong>il</strong>ization, New York, Harcourt, Brace and<br />

Company, 1934, tr. it. Tecnica e cultura, di E. Gent<strong>il</strong>li, M<strong>il</strong>ano, Il Saggiatore,<br />

1968 3, come anche la citazione successiva.<br />

149

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