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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Tucidide descrisse con grande accuratezza la peste di<br />

Atene del 430 a.C. che per molti moderni epidemiologi<br />

sarebbe da attribuire invece al vaiolo, se non un virus<br />

influenzale dall’elevata mortalità. Fra le prime vittime vi fu<br />

lo stesso Pericle. Ci interessa citarla, tuttavia, perché<br />

Tucidide non solo narrò con dovizia e scrupolo i sintomi e<br />

gli effetti sul corpo, ma si soffermò anche sulla solitudine, lo<br />

scoramento, <strong>il</strong> degrado delle condizioni di convivenza<br />

umana e <strong>il</strong> decadimento dei costumi che ne fecero seguito,<br />

influenzando molti scrittori di epoche successive.<br />

L’epidemia di peste bubbonica che colpì l’Europa fra <strong>il</strong><br />

1347 e <strong>il</strong> 1351 ha lasciato una grande suggestione per <strong>il</strong><br />

ruolo svolto nella diffusione del contagio dalle navi che<br />

attraccavano nei vari porti sulle rotte commerciali<br />

dell’epoca. Un altro elemento significativo è dato dal<br />

contributo che alla estensione del fenomeno dette un forte<br />

abbassamento della temperatura sia in occidente sia in<br />

oriente, vale a dire un antesignano dei mutamenti climatici<br />

chiamato la “piccola era glaciale”. Questo fenomeno<br />

comportò una consistente diminuzione della produzione<br />

agricola in tutta Europa, con le conseguenti carestie e<br />

l’indebolimento delle persone per la malnutrizione.<br />

La mortalità fu comunque altissima. Di essa scrive nel<br />

Decamerone (1351) Giovanni Boccaccio: «altri [...]<br />

affermavano <strong>il</strong> bere assai e <strong>il</strong> godere e l’andar cantando a<br />

torno e sollazzando e <strong>il</strong> soddisfare d’ogni cosa all’appetito<br />

che si potesse e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi esser<br />

medicina certissima a tanto male».<br />

Questo delirio che finisce per vanificare le leggi umane<br />

e scardinare l’ordine sociale e civ<strong>il</strong>e, compare anche nella<br />

Nova Cronica (1348) di Matteo V<strong>il</strong>lani: «trovandosi pochi, e<br />

abbondanti per l’eredità e successioni dei beni terreni,<br />

dimenticando le cose passate come se state non fossero, si<br />

diedero alla più sconcia e disonesta vita che prima non<br />

avieno usata».<br />

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