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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Le stesse conquiste tecnologiche, tra cui quella della stampa<br />

che moltiplicò la paura del diavolo, favorirono anzi <strong>il</strong><br />

d<strong>il</strong>agare di nuove angosce. E poi la perdita della solidarietà<br />

fra gruppi, ordini, associazioni e confraternite su cui era<br />

fondata buona parte della vita medievale, dove difficoltà e<br />

sofferenze si affrontavano insieme ad altri. Nel Medioevo,<br />

scrive Tuchman, «l’intimità era sconosciuta» 198. La libertà<br />

acquisita comportava anche una nuova insicurezza che<br />

Delumeau chiama «la paura di sé». Sulla scia della<br />

Riforma, ai timori derivanti dai pericoli esterni – la paura<br />

di morir di fame, per esempio, non svanisce dinanzi alla<br />

pur ottimistica invenzione della prospettiva – si aggiunsero,<br />

con molto anticipo sulla scoperta dell’inconscio, quelli del<br />

peccato e della punizione derivati da una religione per cui<br />

tutto era tristezza. Scrive Rosellina Balbi:<br />

Gli uomini pensano al <strong>giorno</strong> del giudizio e tremano, perché sanno di<br />

non essere innocenti; e nel caso non lo sapessero, i predicatori<br />

provvedono a ricordarglielo con monotona ossessione.<br />

L’umanità è dannata, solo gli eletti, i vocati avranno la<br />

salvezza eterna. Ammonisce Bernardino da Siena: «Volete<br />

vedere <strong>il</strong> diavolo? Guardatevi l’un l’altro, perché voi stessi<br />

siete dei diavoli».<br />

Il memento mori si intreccia alla predicazione del terrore, e<br />

la morte – come nota Ariés – da fam<strong>il</strong>iare e naturale<br />

ordine infranto [...]. Quel profondo mutar d’orizzonti, quel trasformarsi di fedi,<br />

quella vista nuova innanzi alle cose del mondo, è sentita anche come un<br />

doloroso trapasso [...]. Proprio <strong>il</strong> crollo delle antiche credenze, delle antiche<br />

istituzioni, se permette all’uomo di ritrovare <strong>il</strong> senso della sua responsab<strong>il</strong>ità, gli<br />

dà acutissima la coscienza della sua condizione. La malinconia di Ficino, <strong>il</strong><br />

pianto disperato di Giovan Pico che commuove Lefèvre d’Etaples; <strong>il</strong> senso della<br />

caducità delle cose, e insieme la fede nelle cose, in Lorenzo; l’aspra volontà<br />

riformatrice di Savonarola, s’incontrano con la serenità non umana di<br />

Leonardo, fiorita su visioni apocalittiche, non meno che con la tragicità della<br />

morale di Machiavelli e delle concezioni sublimi di Michelangelo».<br />

198 BARBARA TUCHMAN, A Distant Mirror: The Calamitous Fourteenth Century, 1978, tr.<br />

it. Uno specchio lontano, M<strong>il</strong>ano, Mondadori, 1979.<br />

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