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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

nel secondo, non vanno né sottovalutate né demonizzate,<br />

perché rivelano un humus del quale si partecipa con<br />

maggiore o minor adesione e coinvolgimento.<br />

Ma soprattutto ci indica una strada lungo la quale<br />

impegnarsi per arginare la minaccia di questo ass<strong>il</strong>lo, <strong>il</strong><br />

rischio di non-esserci-nel mondo o di perdere la presenza.<br />

Questa strada si chiama ethos trascendente e per molti essa<br />

certamente coincide proprio con quella fede nelle cui<br />

pieghe è maturata originariamente l’idea di un’ultima<br />

rivelazione o in analoghe religioni. Ma l’ethos trascendente<br />

può anche essere più laicamente e semplicemente<br />

un’esistenza rasserenata dinanzi alla naturalezza del<br />

proprio corso e rafforzata dal desiderio di lasciar qualche<br />

traccia, anche solo prossima e contigua, nel lunghissimo e<br />

brevissimo corso della vita. Racchiuso in un verso,<br />

«Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver<br />

come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza». (Dante<br />

Alighieri, Inferno, XXVI, vv. 112-120).<br />

È in un qui e ora, consapevole del proprio influsso sul<br />

domani, che risiede <strong>il</strong> limite che l’individuo può frapporre<br />

al d<strong>il</strong>agare di se stesso nel mondo e alla concessione al<br />

mondo di d<strong>il</strong>agare entro di sé. È nella strenua difesa<br />

dell’immanenza che la trascendenza può assumere un<br />

valore <strong>il</strong> quale non sia velleitario, ipocrita e delirante.<br />

Servendosi del titolo di un libro del pensiero ecologista<br />

italiano che mette in secca alternativa «la Terra o la<br />

morte», dobbiamo sempre ricordarci che esistono tempi<br />

storici e tempi biologici, e si dovrebbe forse aggiungere<br />

tempi individuali e soggettivi. Molto del pensiero<br />

apocalittico maturato in due m<strong>il</strong>lenni di produzione<br />

culturale, fatica proprio in questa distinzione e spesso tende<br />

a sovrapporre l’uno sull’altro o a confonderli e spiaccicarli<br />

su uno stesso piano, o a spostarli avanti oltre ogni<br />

ragionevole previsione.<br />

Allo stesso modo in cui, come scrive Placanica nel suo<br />

libro che abbiamo più volte citato, «né le formiche del<br />

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