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Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

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zione della Missione <strong>di</strong> Xiangxian, città residenziale del Vicario Apostolico.<br />

In questo tempo egli si era talmente cattivato l’affetto e la venerazione <strong>di</strong> tutti,<br />

<strong>com</strong>presi i pagani e le autorità locali, che quando annunciò la partenza sua per<br />

l’Italia, si levò unanime una voce <strong>di</strong> accoramento e dolore. Quelli però che più<br />

sentivano rincrescimento per tale partenza, furono i suoi cristiani che non sapevano<br />

assolutamente rassegnarsi e che solo, in seguito a una vaga promessa <strong>di</strong> presto<br />

ritorno, in<strong>com</strong>inciarono ad acquietarsi.<br />

Subito <strong>com</strong>inciarono le manifestazioni <strong>di</strong> amicizia a cui tutta la città partecipò.<br />

I mandarini, tanto civili che militari, <strong>di</strong>edero suntuosi banchetti in suo onore e gli<br />

presentarono regali <strong>di</strong> pregio. Anche altri cristiani e pagani invitarono il caro Padre<br />

a pranzo, oppure, secondo il costume del paese, gli inviarono in residenza il<br />

pranzo bell’e pronto. Gli altri cristiani della città e della campagna, nessuno eccettuato,<br />

non mancarono <strong>di</strong> presentare al Padre un pegno del loro amore, un qualche<br />

pur piccolo regalo. Sapendosi poi che il padre <strong>Uccelli</strong> raccoglieva oggetti per il<br />

Museo etnografico cinese dell’Istituto <strong>di</strong> Parma, vari si affrettarono ad aiutarlo<br />

nella ricerca <strong>di</strong> tali articoli, in modo che buona parte degli oggetti che egli portò in<br />

Italia, la si deve alla generosità dei cinesi stessi.<br />

Giunse finalmente il momento della partenza. Le autorità civili e militari avevano<br />

mandato le loro rappresentanze e i cristiani tutti si trovavano presenti. Essi<br />

avevano organizzato una vera manifestazione. Il corteo era formato da una lunga<br />

fila <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong> persone. Il padre <strong>Uccelli</strong> era portato in lettiga, il padre Popoli<br />

e il sottoscritto in carro, e similmente molti cristiani; altri poi venivano a cavallo.<br />

Il suono della banda cinese, che seguiva il corteo, era intercalato dallo scoppio<br />

<strong>di</strong> migliaia e migliaia <strong>di</strong> spari d’artifizio, mentre gruppi <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere stendevano<br />

all’aria i loro colori vivaci.<br />

Lungo le vie della città, erano preparate numerosissime tavole con imban<strong>di</strong>te le<br />

vivande più gustose, che naturalmente il Padre non poteva gustare, ma che non<br />

pertanto i buoni cinesi non mancarono <strong>di</strong> esporre per mostrare il loro cuore riconoscente.<br />

Il corteo ac<strong>com</strong>pagnò il Padre per circa due chilometri fuori della città. Fermatisi<br />

tutti per qualche istante, si fecero fotografie <strong>com</strong>memorative e si <strong>di</strong>edero gli<br />

ultimi ad<strong>di</strong>i, che furono veramente <strong>com</strong>moventi. Non pochi avevano le lagrime<br />

agli occhi e scoppiarono ad<strong>di</strong>rittura in pianto all’ultimo momento.<br />

Ma se noi, e la maggior parte degli intervenuti, ritornammo in<strong>di</strong>etro dopo ciò,<br />

non così fecero i poveri, maggiormente beneficati dal padre <strong>Uccelli</strong>. Essi lo seguirono<br />

ancora per lungo tempo, sempre piangendo e non sapevano staccarsi da lui.<br />

Noi auguriamo tante buone cose al Padre che ci ha lasciati e, per suo tramite,<br />

man<strong>di</strong>amo un saluto, un augurio e un ringraziamento ai nostri cari, agli amici e ai<br />

benefattori». 4<br />

Da Xuchang <strong>Uccelli</strong>, invece <strong>di</strong> prendere il treno per Hankou, prese quello per<br />

Zhengzhou, per salutare i confratelli <strong>di</strong> quella e <strong>di</strong> altre residenze, prima <strong>di</strong> lascia-<br />

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4 GUARESCHI Disma, in “Fede e Civiltà”, XVII(1920), pag. 63.<br />

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