Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

dei Padri Francescani. Hankou era una città importante per il commercio estero;
oggi è inglobata nella megalopoli di Wuhan, circa 3 milioni di abitanti. Ancora
neve e freddo.
Qui i nostri missionari cambiarono i vestiti. Avevano notato con una certa perplessità
la stranezza, per quei tempi, delle donne che vestivano con i calzoni e gli
uomini con sottane lunghe fino ai piedi. I buoni frati francescani avevano fatto
venire un sarto che misurava, adattava ecc. Il padre Pelerzi, che racconta il fatto,
ci descrive Uccelli tutto imbarazzato: «Colle mani in mano, guardava e riguardava
la veste che gli era destinata, e non l’avrebbe voluta indossare. Si schermiva, non
la voleva, ma poi finì per cominciare la metamorfosi».
Era inverno e le vesti erano imbottite. Poi le scarpe, il berretto e un gran surtout
che il nostro autore non sa come definire diversamente. 3 Di padre Uccelli ci
resta una fotografia nel suo vestito cinese.
A suo padre scrive da Hankou e dice di essersi già abituato a bere il tè e a mangiare
il riso cinese, ma non parla della sua “trasformazione”; dice invece che il
tempo è pessimo e che c’è la neve, alta 15 centimetri. Dice anche di aver cominciato
lo studio dei caratteri cinesi e ne manda un saggio ai suoi «con l’assoluta
proibizione di… leggerli!».
Per la prima volta, a Hankou, poterono visitare un orfanotrofio e un ospedale
tenuto dalle suore. Le suore erano quindici o sedici e avevano un migliaio di orfane.
Sei bambine le avevano raccolte solo il giorno prima; talvolta le trovavano già
divorate dai cani. 4
Qui avvenne un fatto da registrare, perché segna un nuovo corso nella missione
di Cina. Fino a poco tempo prima, tutti i missionari si trovavano sotto il protettorato
francese, per un accordo della S. Sede col governo di Francia e di questo con
il governo della Cina. Non si era molto soddisfatti di tale protettorato, perché era
notoriamente legato a interessi politici. Nei primi anni del 1900 ci fu la rottura dei
rapporti diplomatici tra la Francia e la Santa Sede, mentre si attenuava l’ostilità di
quest’ultima verso il governo italiano per l’occupazione dello Stato pontificio.
Perciò si prospettava la possibilità di ottenere il protettorato dell’Italia.
L’arcivescovo Conforti, già dal 5 maggio 1905, aveva iniziato approcci con la
Santa Sede e con il Governo italiano per avere tale protettorato sulle missioni saveriane
in Cina. La pratica arrivò a compimento verso la fine di giugno 1906. Nel
frattempo altri missionari avevano cominciato a valersi del passaporto italiano.
A Hankou il padre Armelloni, capo della spedizione, su istruzione del Conforti,
si mise a contatto col console italiano e ottenne per sé e per i due compagni il passaporto
italiano. A padre Uccelli fu fatto un passaporto nuovo sulla parola del padre
Armelloni. 5
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3 PELERZI, in “Fede e Civiltà”, III(1906), pag. 73.
4 PELERZI, Ivi, III(1906), pag. 73-74.
5 GARBERO, I Missionari saveriani in Cina, pag. 67-70.
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