Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

SE POTESSI TORNARE IN CINA, MORIREI DI GIOIA
Mons. Conforti, morendo, aveva lasciato un’eredità preziosa ai suoi figli: un
piccolo libro intitolato «Costituzioni della Pia Società di S. Francesco Saverio per
le Missioni estere», preceduto da un’ammirabile lettera, nella quale egli effondeva
tutto il suo spirito e manifestava il suo amore paterno. Ecco le ultime parole della
lettera, quasi un discorso di addio: «E in questo momento, in cui sento tutta la soavità
della carità di Cristo, di gran lunga più forte di ogni affetto naturale, e tutta
mi si affaccia la grandezza della causa che ci stringe in una sola famiglia, abbraccio
con effusione di cuore, come se fossero qui presenti, quanti hanno dato il nome
al pio nostro Sodalizio e quanti saranno per darglielo in seguito, e per tutti invoco
da Dio, nella grande mia indegnità, lo spirito degli apostoli e la perseveranza
finale».
I figli di Conforti, pur accogliendo le innovazioni apportate dal Concilio Vaticano
II, hanno voluto conservare intatto il pensiero del loro Padre Fondatore, raccogliendolo
in poco più di venti pagine, liberato dai contorni giuridici in cui era
come disperso. È la «Regola Fondamentale» che resta per sempre il documento a
cui si ispirano e su cui si specchiano.
Padre Uccelli aveva accolto con entusiasmo e con gioia il primo abbozzo delle
Costituzioni, mandato in Cina dal Fondatore nel 1916, 1 e dopo il suo ritorno aveva
avuto la gioia di sentirle commentare dallo stesso Fondatore nel noviziato.
Ciò che esse proclamavano altamente erano le finalità sublimi che l’Istituto si
proponeva di raggiungere. Il Fondatore, nella Lettera Testamento, le sintetizzava
così: «Ci proponiamo di portare il povero nostro contributo all’avveramento del
vaticinio di Cristo, auspicante la formazione di una sola famiglia cristiana che abbracci
l’umanità».
Questo è stato sempre l’ideale coltivato dal padre Uccelli e, pur costretto
dall’obbedienza a rimanere in Italia, ha sempre conservato la nostalgia per il primo
annuncio e il desiderio della partenza. In una lettera a Mons. Conforti, da Vicenza
nel 1928, esprime chiaramente il suo vivissimo desiderio di ritornare in Cina
e di coronare la vita col martirio. La scrisse quando gli giunse la notizia che i
tre missionari, catturati dai briganti, erano stati liberati. Tutti, a cominciare dal
Fondatore avevano tanto trepidato per la loro sorte.
«Deo gratias! — scrive il nostro —. Gli amatissimi Confratelli sono stati liberati,
e questa grazia, per me, è tanto grande che mi pare di non sbagliare a chiamarla
miracolo. Abbiamo subito cantato il Te Deum, e la novena che facevamo
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1 Vedi capitolo Xiangxian, p…
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