Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

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Concludiamo riportando qualche apprezzamento dello storico Spreafico: «Pure l’alta montagna esprime alcuni sacerdoti preparati ed è in grado di affiancare i propagandisti ufficiali (quelli delle iniziative sociali): da don Pietro Uccelli a don Erminio Maioli di Felina, a don Pasquale Bezzi di Montecastagneto e don Giovanni Bigi di Cerreto Alpi». Si parla poi nella fondazione dei Circoli cattolici per opera di don Uccelli, «animatore del movimento cattolico in montagna e poi missionario in Cina». «Tra questi monti l’intensa propaganda di don Pietro Uccelli, suscita generosa risposta…». Altrove è definito: «Trascinatore dei gruppi cattolici del più alto Appennino». 5 ---------------- 5 SPREAFICO, La Chiesa di Reggio Emilia, pag. 504, 1078, 511-512 e 571. 30
A POVIGLIO Poviglio è un paese nella Bassa Reggiana, nei pressi del Po. Dopo l’annessione dell’Emilia Romagna al Regno d’Italia, i gruppi di protestanti Valdesi che erano entrati a fare propaganda della loro setta nella zona del Po, si presentarono anche a Poviglio. Una prima conferenza, negli anni 1870, ebbe circa 300 uditori. Forse attirava il fatto che i Valdesi trattavano temi di giustizia sociale; ma a una successiva conferenza l’oratore fu cacciato a sassate. La popolazione contadina era denutrita e trattata male dai padroni; per questo il socialismo trovò un buon terreno. Furono fondate leghe socialiste e cooperative sociali operaie. Ben presto Poviglio e il circondario divennero un centro socialista in cui si predicava la lotta di classe. I preti erano accusati di spilorceria e di non interessarsi del benessere del popolo. L’arciprete don Diego Del Monte, nel 1903, fondò la Cassa di Risparmio cattolica interparrocchiale; tuttavia lamentava la tendenza di molti preti a darsi ad attività sociali, trascurando l’aspetto spirituale. La gente lavorava alla domenica e non andava più in chiesa. Ai primi di novembre 1902 don Pietro Uccelli, anziché ricevere il permesso di seguire la sua vocazione missionaria, ricevette l’ordine dal vescovo di trasferirsi a Poviglio. Non sappiamo come gli sia stata comunicata questa decisione. Purtroppo a volte la burocrazia ha modi che rendono più difficile l’obbedienza. Don Pietro si sfoga con Melania. L’annuncio di dover trasferirsi in pianura l’ha fatto piangere a lungo e molto amaramente. I motivi addotti dai Superiori sono da lui ritenuti bassi, tanto che pensa di dichiararlo un giorno: tanto bassi da ritenerli quasi immorali; e sono la migliorata condizione economica e cioè una rendita annuale di lire 1.200, sei volte superiore a quella che percepiva a Piolo. Don Pietro commenta: «Si credono per questo che io ci corra volentieri, quasi che io sia diventato prete per il denaro». Quello che soprattutto lo turba è il vedere rimandata sine die la sua partenza per le missioni. «Quand’ero affranto dalle fatiche, a volte non comuni, del ministero — egli dice — il pensiero di potere un giorno partire per la Cina mi dava forza; quando sorgeva qualche ostacolo al raggiungimento dell’ideale, ne risentivo anche fisicamente». D’altra parte don Pietro era incardinato a Reggio e aveva giurato obbedienza al suo vescovo; non poteva andarsene senza il suo permesso. Egli teme che il cambiamento gli nuocerà anche alla salute, già così precaria. «Vede che salto! Dal Cusna al Po. La salute a simili sbalzi ne deve risentire e i Superiori non ci pensano; e neanch’io ci voglio pensare. Fiat voluntas Dei… Umanamente, è impossibile che io vi possa durare, non solo per l’opprimente fatica 31
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Padre Uccelli l’accompagnò fino
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INDICE Prefazione .................
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