Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

creda, Vostra Eccellenza — precisa padre Uccelli — che mi voglia valere di questo
cannone per uccidere i Cinesi: sono venuto in Cina per dar loro la vita eterna,
non per togliere loro quella temporale. Il sapere che il Padre ha un cannone e molti
fucili è sufficiente perché i nemici stiano a una rispettosa distanza. Io faccio di
tutto perché tutti lo sappiano e ciò serve per mia difesa più che l’arma stessa».
Le lettere a Bonardi hanno talvolta l’accento della desolazione: «Se sapesse
quanto mi sarebbe necessario un suo scritto! Il trovarmi abbandonato dai Superiori,
è una cosa che mi rompe il cuore». «Perdoni se le dico che mi pare una barbarie
lasciare un povero prete, qui, senza una parola di conforto, in mezzo a mille
contraddizioni d’ogni genere. Non parlo di quelle inerenti alla mia carica che non
sono poche…». «Quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi. Creda
pure che io la scuso molto perché non scrive; ma alle volte, specialmente quando
sono solo, sento tutta l’amarezza dell’abbandono, e ancor io vo dicendo: Factus
sum sicut homo sine adiutorio».
In una lettera, probabilmente del luglio, dice: «Non pensi che mi sia ficcato in
testa il pensiero di essere del tutto abbandonato; mi è passato più volte nella mente,
ma ora lo scaccio per sempre e non ci penserò più». È il proposito di non più
lamentarsi.
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