Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

DIRETTORE SPIRITUALE
Prima di parlare di don Uccelli nel suo anno di preparazione missionaria
all’Istituto di Parma, in vista della partenza per la Cina, vogliamo riempire una lacuna
nella storia del suo ministero reggiano. Si tratta del compito di direzione spirituale.
La prima forma di direzione è quella della predicazione. Quella di don Uccelli
era rivolta alla conversione del cuore, a richiamare a Dio le persone che se ne erano
allontanate e, inoltre, a suscitare nelle anime predisposte un grande amore di
Dio. Talvolta, e forse sempre, la missione terminava con la distribuzione di un foglietto
con dei “Ricordi”. Erano consigli pratici, come fuggire la bestemmia, santificare
la festa, aver cura dell’educazione dei figli, non dare ascolto a coloro che
predicano il benessere materiale come unico scopo della vita; e in fine, devozione
alla Madonna e imparare a salutarsi con un “Sia lodato Gesù Cristo”.
La predicazione di don Uccelli portava come conseguenza il lavoro del confessionale:
qui ricorrevano i convertiti, e qui le anime privilegiate si sentivano esortate
a camminare verso la santità. Purtroppo di questo lavoro, intenso e nascosto,
non abbiamo tracce, tanto è delicato l’apostolato del confessionale. Come pure ci
resta poco dell’impegno di conversione e di aiuto spirituale che egli con tanta frequenza
esercitava verso gli infermi.
Ci resta, invece, un carteggio con quella Melania Genitoni di cui abbiamo parlato,
che ci permette di cogliere alcuni aspetti della direzione spirituale propriamente
detta, verso la stessa Melania, un’anima che aspirava a Dio nella santità.
Come abbiamo detto altrove, tra il giovane sacerdote e la maestra di Garfagnolo,
si era creata un’amicizia che durò tutta la vita. Don Pietro, pur tanto delicato di
coscienza, sente che si tratta veramente di una santa amicizia e rassicura Melania
che gli aveva manifestato qualche turbamento. Le scrive: «Vi sono momenti dolcissimi
nella vita, i quali appartengono a quei puri affetti dell’amicizia, in modo
che invano si cercherebbero al di fuori di essa. Io le dico il vero, signora Maestra,
il rivederla, il poterle parlare e passare in santo ragionamento un po’ di tempo fu
per me di tanta consolazione che non glielo posso esprimere a parole e ne ho ringraziato
il Signore come di un beneficio singolare. …Infatti, qual è lo scopo che
gli amici si prefiggono allorché vanno a farsi visita? Forse un fine basso, mondano?
No, assolutamente no. Se sono veri amici di un’amicizia santa, essi desiderano
il momento di poter trattenersi insieme per parlare di quelle cose che fanno dimenticare
la terra e innalzano e sollevano lo spirito al Cielo. Ora se la nostra amicizia
è di questa specie, come da parte mia gliene faccio fede, e da parte sua non
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