Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

Dio numerose grazie e anche miracoli, era diffusa tra la gente. Egli attribuiva le
grazie a San Giuseppe o alla potenza dell’acqua benedetta, ma la gente semplice
pensava e diceva: Se non fosse un santo non otterrebbe queste grazie. La sua alleanza
con San Giuseppe era nota, ma la gente diceva: Deve avere una grande fede
se San Giuseppe lo ascolta.
Anche qui i confratelli, assuefatti dal ripetersi dei fatti, come l’arrivo di beni da
parte di benefattori, a volte sconosciuti, non vi facevano più caso, se non nel senso
di ringraziare Dio per la sua provvidenza. La gente comune, più semplice, attribuiva
l’intervento, spesso straordinario, della Provvidenza alla preghiera e alla
santità di padre Uccelli.
La multiforme carità di padre Uccelli sfuggiva all’attenzione dei confratelli che
lo vedevano uscire ogni giorno, e più volte al giorno, e non si preoccupavano di
sapere dove andasse e che cosa facesse. Solo dopo la sua morte, hanno saputo
quante visite agli ammalati negli ospedali e nella famiglie, quanto zelo ha dimostrato
per la conversione dei peccatori, e soprattutto non hanno mai immaginato
quanto gli costassero certi viaggi per compiere opere buone. Lo vedevano uscire
in bicicletta e non immaginavano quanta fatica e quanti sforzi, specialmente
quando era afflitto da dolori e da altri mali dei quali non si è mai lamentato finché
non ne poté più. Si può proprio dire che padre Uccelli è vissuto per gli altri. Che
questa dedizione per il prossimo fosse frutto del suo ardente amore di Dio è una
cosa evidente.
Quanto alle altre virtù, quelle che più apparivano all’osservatore erano la sua
costante umiltà, la bontà nel tratto, la pazienza, l’amorevolezza, la mitezza
dell’animo.
“I Fioretti di padre Uccelli”, pubblicati da padre Giovanni Viola, sono pieni di
fatti straordinari, di grazie ottenute dal Servo di Dio, con la sua boccetta di acqua
santa o con le sue preghiere a San Giuseppe. Egli ripeteva sempre di ringraziare
San Giuseppe e si inquietava quando mostravano di attribuire a lui o alla sua preghiera
certi fatti straordinari: egli si riteneva semplicemente uno che pregava, ma
era Dio che faceva le grazie e per l’intercessione di San Giuseppe, più che per la
sua povera indegna preghiera. In fondo, pensava come San Pietro quando guarì lo
storpio: «Uomini di Israele, perché vi meravigliate di questo, e continuate a fissarci
come se per nostro potere e per nostra pietà avessimo fatto camminare
quest’uomo?» (At 3, 12). Tuttavia, gli uomini di quel tempo, consci che Dio opera
per mezzo dei suoi Santi, «portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci
e giacigli, perché quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse
qualcuno di loro» (At 5, 15). Così, press’a poco succedeva per padre Uccelli: i
malati ricorrevano a lui.
Racconteremo solo un fatto che ci fa vedere come padre Uccelli si lasciasse
coinvolgere nella sofferenza altrui. Eravamo agli anni 1950-1951. Una certa Maria
Tapparo aveva avuto un bambino che alla nascita pesava solo due chili e mezzo
ed era molto gracile. A tre o quattro anni si manifestò una febbriciattola che
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