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Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

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me si deve». Chiede preghiere per ottenere la grazia <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> più alla sua anima,<br />

senza trascurare le anime affidate alle sue povere cure, e alle altre che domandano<br />

soccorso».<br />

In maggio scrive <strong>di</strong> essere stanco stanco, e <strong>di</strong> sentire il tempo, piovoso e freddo.<br />

In settembre riparla della sua salute, che è sempre quella, salvo qualche piccola<br />

sottrazione, dovuta all’età sempre crescente: «Il tempo umido lo sento troppo;<br />

ossia i miei nervi lo sentono e si rivolgono contro <strong>di</strong> me. Pazienza! Tutto per il Signore».<br />

Aggiunge che a Vicenza sono in 83 (i ragazzi sono 57) e che San Giuseppe<br />

aiuta tanto, ma ciò nonostante si fa un po’ fatica, essendo un anno critico. Per<br />

l’Italia era il primo anno <strong>di</strong> guerra.<br />

Qualche mese dopo, padre <strong>Uccelli</strong> ritorna sulla situazione della casa: «Di Vicenza<br />

le notizie sono sempre quelle: una vera generosità <strong>di</strong> offerte in generi, che<br />

in questi tempi fa una santa impressione e fa conoscere la carità e la fede dei buoni<br />

Vicentini. Che il Signore li bene<strong>di</strong>ca tutti, unitamente agli altri tanti benefattori,<br />

che non sono <strong>di</strong> Vicenza. Che responsabilità per me! Responsabilità che mi fa<br />

pensare e tremare». In questa lettera appare una breve nota: «Mia nipote suor Scolastica<br />

è stata spe<strong>di</strong>ta dal me<strong>di</strong>co. Ma il Signore l’ha guarita, <strong>com</strong>e sa fare lui. Deo<br />

gratias». Il <strong>com</strong>e lo vedremo in seguito.<br />

In maggio <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> stare benino, ma… «ho passato giorni così così, per non <strong>di</strong>re<br />

altro, e mi credevo proprio <strong>di</strong> andare al Signore. Le gambe non mi volevano portare<br />

e lo stomaco si rifiutava <strong>di</strong> macinare. Mi ero visto sgomento, ma tranquillo <strong>di</strong><br />

fare la volontà <strong>di</strong> Dio».<br />

Finalmente — possiamo <strong>di</strong>re — i Superiori si resero conto delle sue con<strong>di</strong>zioni<br />

fisiche e lo alleviarono dalla responsabilità <strong>di</strong> Rettore. Non era tutta loro la colpa<br />

<strong>di</strong> non aver avvertito prima quanto padre <strong>Uccelli</strong> fosse malato; forse era più colpa<br />

sua, perché cercava sempre <strong>di</strong> nascondere i suoi mali, e spesso vi riusciva. Il 16<br />

agosto 1941, “Vita nostra” aveva segnato: «A sera il rev.mo Padre <strong>Uccelli</strong> legge il<br />

decreto <strong>di</strong> nomina a Rettore del padre Chiarel (Alessandro), secondo le vigenti <strong>di</strong>sposizioni».<br />

L’11 ottobre 1941 <strong>Uccelli</strong> scriveva a Melania: «Sono libero dal peso<br />

del Rettorato e mi trovo tanto tanto contento, perché non ho più alcuna responsabilità,<br />

né spirituale né materiale, per quanto riguarda gli apostolini e i Padri. Ho<br />

solo l’obbligo <strong>di</strong> dare loro buon esempio. Che il Signore ne sia ringraziato e mi<br />

<strong>di</strong>a la grazia <strong>di</strong> prepararmi a fare una santa morte. Ecco il mio pensiero unico:<br />

“prepararmi alla morte” che vorrei fosse santa».<br />

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