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Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

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Giuseppe perché ci pensasse lui. Ormai la sua giaculatoria era: «San Giuseppe,<br />

pensateci Voi» (Si dava ancora del “voi” a nostro Signore e ai Santi).<br />

Sarà stato San Giuseppe, sarà stata la Madonna, un segno del loro gra<strong>di</strong>mento<br />

glielo vollero dare con un pellegrinaggio a Lourdes.<br />

Lo strumento fu il sig. Tagliolato, impiegato all’Ufficio missionario <strong>di</strong> Vicenza.<br />

Egli si offrì a pagare le spese <strong>di</strong> viaggio, purché padre <strong>Uccelli</strong> si prendesse cura<br />

<strong>di</strong> suo padre anziano. Conforti, richiesto, fece <strong>di</strong>fficoltà per non creare precedenti,<br />

poi accon<strong>di</strong>scese. Così <strong>Uccelli</strong> andò a Lourdes dal 28 agosto al 6 <strong>di</strong> settembre<br />

1924. 3<br />

Nell’ottobre il canonico penitenziere del D<strong>uomo</strong> e Delegato per le Opere Missionarie,<br />

mons. Tomaso Tomasi, gli chiese <strong>di</strong> essere accolto <strong>com</strong>e pensionante<br />

nella casa <strong>di</strong> Vicenza, nel caso che non lo accettassero in Seminario. <strong>Uccelli</strong> ne<br />

scrive al Fondatore <strong>di</strong>cendo che sarebbe una bene<strong>di</strong>zione per l’Istituto, perché i<br />

ragazzi sarebbero <strong>di</strong>retti nello spirito da un Sacerdote secondo il cuore <strong>di</strong> Dio e<br />

pieno <strong>di</strong> esperienza. Infatti, era stato per 27 anni Direttore spirituale in Seminario.<br />

Aggiunge che la sua presenza potrebbe favorire anche le offerte, dato la conoscenza<br />

che egli ha dei parroci.<br />

Dopo qualche mese padre <strong>Uccelli</strong> si rese conto che mons. Tomasi era sì un<br />

<strong>uomo</strong> pio, ma era anche «un carattere <strong>di</strong>fficilissimo». «Con la pazienza si riesce<br />

ad accontentarlo e fino ad ora non si è mai lagnato <strong>di</strong> nessuno. Cerco <strong>di</strong> aver pazienza<br />

perché è mio dovere, ma anche perché questo tornerà a vantaggio<br />

dell’Istituto, al quale lascia tutti suoi beni, che non sono pochi. Al presente fa<br />

buona propaganda per noi e si <strong>di</strong>ce fortunatissimo d’essere qui».<br />

Le contrarietà <strong>com</strong>inciarono quando padre <strong>Uccelli</strong> gli parlò del progetto <strong>di</strong><br />

qualche lavoro per rendere la casa adatta ad accogliere un maggior numero <strong>di</strong> alunni.<br />

Egli si mostrò contrario e aggiunse che, se proprio si voleva fare, si cercassero<br />

i sol<strong>di</strong> fuori della <strong>di</strong>ocesi. Avendo visto una circolare per cercare giovinetti<br />

per l’Istituto, insistette perché non dovessero passare il numero <strong>di</strong> cinquanta. Perfino<br />

quando padre <strong>Uccelli</strong> mandava qualche somma a Parma, doveva stare attento<br />

che non lo venisse a sapere monsignore a evitare così ogni contrasto. L’unica cosa<br />

che trovò favorevole mons. Tomasi fu il progetto della costruzione <strong>di</strong> una chiesa a<br />

San Giuseppe nell’ambito dell’Istituto, <strong>di</strong> cui parleremo più avanti. Il decennio<br />

che seguì la prima guerra mon<strong>di</strong>ale fu <strong>di</strong>fficile per tutti e questo spiega, in parte, il<br />

timore dei responsabili della <strong>di</strong>ocesi che venissero sottratte offerte al seminario.<br />

Anticipiamo qui la malattia e morte <strong>di</strong> mons. Tomasi. Nel marzo 1931 si mise a<br />

letto, malato <strong>di</strong> cuore e <strong>di</strong> reni, e con <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> respiro. Padre <strong>Uccelli</strong> e gli altri<br />

<strong>di</strong> casa gli prestarono tutte le cure. Il malato ebbe qualche ripresa, ma verso la fine<br />

<strong>di</strong> giugno andò peggiorando; morì nella notte del 29 giugno, assistito da padre<br />

<strong>Uccelli</strong>.<br />

Questi scrisse a mons. Conforti: «Nella lunga malattia <strong>di</strong> Monsignore abbiamo<br />

tribolato tanto, ma sempre con cristiana carità e non in vista <strong>di</strong> umana speranza.<br />

Ora siamo contenti <strong>di</strong> aver fatto quello che abbiamo fatto, perché siamo sicuri che<br />

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3 TEODORI, Lettere ai Saveriani III, Lettera a <strong>Uccelli</strong>, 24.7.1924, pag. 51.<br />

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