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Luca Augusto Pietro Uccelli, uomo di dio (Biografia) - saveriani.com

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durata. Questi miei dolori poi sono abbastanza buoni perché non stanno sempre in<br />

un posto, ma camminano per tutto il corpo, in modo assai caritatevole. Oggi per<br />

esempio è una mano che è colpita, domani sarà nei pie<strong>di</strong> e posdomani forse un ginocchio<br />

e così via». Si tratta <strong>di</strong> reumatismi e artrosi.<br />

<strong>Uccelli</strong> aveva solo 58 anni, ma sentiva tutta la stanchezza <strong>di</strong> uno che non si era<br />

mai risparmiato. Un giorno gli uscirà una frase che è il quadro della sua vita: «La<br />

mia vita è più per gli altri che per me». Si è dato senza misura. Già dai tempi <strong>di</strong><br />

Piolo, <strong>di</strong> Poviglio, poi in Cina e infine in tutto il ministero esercitato a Vicenza.<br />

<strong>Uccelli</strong> pensa che alla fine dell’anno scolastico verrà sostituito <strong>com</strong>e rettore,<br />

avendo già superato il limite massimo <strong>di</strong> nove anni, previsto dal Diritto canonico<br />

per i superiori <strong>di</strong> una <strong>com</strong>unità religiosa. Ormai si è tanto affezionato a Vicenza,<br />

che il pensiero <strong>di</strong> essere trasferito altrove è già una sofferenza, ma soggiunge:<br />

«Fiat voluntas Dei! Dappertutto si può servire il Signore, quin<strong>di</strong> procuro, ma non<br />

so se riuscirò, <strong>di</strong> essere in<strong>di</strong>fferente».<br />

Con questi malanni addosso e con un freddo terribile tutto attorno, pur sentendosi<br />

poco in forze, nell’inverno 1933 andò a trovare un benefattore gravemente<br />

malato a Valdagno, 32 chilometri da Vicenza. A maggio, confessa <strong>di</strong> essere impegnato<br />

fino a perdere la pazienza e anche la testa; la vista sta per andarsene. Notizia<br />

consolante: il nipote Pierino, affetto da sinovite, ha applicato l’acqua <strong>di</strong> Lourdes al<br />

ginocchio malato ed è miracolosamente guarito.<br />

Il 24 settembre 1935 <strong>Uccelli</strong> <strong>di</strong>ce che la sua testa qualche volta, anzi troppo<br />

spesso, va a rotoli, e il cuore non fa tanto a modo. «Se potessi fare il mio purgatorio<br />

in questo mondo e dopo morte volare subito in Cielo, <strong>com</strong>e sarei contento. Le<br />

croci non mi mancano; temo mi venga meno l’energia <strong>di</strong> portarle <strong>com</strong>e si conviene<br />

a un religioso». «Io sto così così, <strong>com</strong>e vuole il Signore; ma sempre mille e<br />

mille volte meglio <strong>di</strong> quello che merito. …Preghiamo il Signore perché ci conceda<br />

le grazie per vivere nel suo santo timore e per morire d’amore». «Sono sotto il peso<br />

degli anni che non sono pochi e degli affanni che non sono leggeri. Desidero<br />

fare la volontà del Signore e non la mia…». Ha un continuo ronzio in testa, che lo<br />

<strong>di</strong>sturba molto, pur senza essere doloroso: «Spero che cessi, ma sono anche rassegnato<br />

a tenerlo fino alla morte. Povera umanità!».<br />

Pensa sia nuovamente vicino il tempo in cui dovrà lasciare Vicenza. «Per andare<br />

dove? Non lo so. Magari potessi tornare in Cina! Mi sembrerebbe morire <strong>di</strong><br />

gioia». Qualche giorno dopo scriveva: «Sono stato a Parma e ho ricevuto l’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> rimanere al mio posto. Speravo <strong>di</strong> andare in Cina; ne ho fatto domanda, ma non<br />

sono stato esau<strong>di</strong>to». È <strong>com</strong>movente che un vecchio, pieno <strong>di</strong> acciacchi, chieda <strong>di</strong><br />

tornare in Cina.<br />

Ai primi <strong>di</strong> giugno 1938 deve stare qualche giorno a letto per un’artrite reumatica<br />

poliarticolare, accentuata in modo terribile alla mano sinistra e alla spalla; anche<br />

dopo che i dolori si sono attenuati, la spalla resta «pigra e pesante». Tre mesi<br />

dopo scrive: «La mia salute va e viene; però quella che va è sempre <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quella<br />

che viene. Non mi posso lamentare, perché se mi volgo in<strong>di</strong>etro vedo tanti della<br />

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