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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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Giovanni Varanese<br />

per garantire pienamente la realizzazione <strong>del</strong> desiderio borghese 57 .<br />

L’unica alternativa ammessa, quale legge concorrente, è lo strumento principe<br />

<strong>del</strong>l’autonomia dei privati, il contratto. Sebbene esista la presenza<br />

di una legge parallela dei privati, il Code rimane un testo «autoritario»<br />

non solo nei contenuti 58 , ma soprattutto nell’esigenza accentratrice <strong>del</strong>lo<br />

Stato borghese, nella mitizzazione <strong>del</strong> legislatore e <strong>del</strong>la produzione<br />

<strong>del</strong> diritto quale momento di rivelazione <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong> legislatore che<br />

si esaurisce in essa, restando estraneo il momento interpretativo-applicativo<br />

59 . Il procedimento di formazione si riduce al momento in cui la norma<br />

viene prodotta, si risolve e si esaurisce escludendo l’incidenza <strong>del</strong> momento<br />

applicativo essenziale per rispondere alla mutevolezza socio-economica<br />

in atto. L’idea di una norma che vive oltre la sua produzione ed<br />

elasticamente si modifica a seconda <strong>del</strong> percorso, è fuori dall’ideologia<br />

giuridica illuministica. Ne consegue che l’unica interpretazione ammessa<br />

è l’esegesi dove la norma va solo spiegata, al massimo ricorrendo alla<br />

intenzione politica <strong>del</strong> legislatore per impedire la discontinuità tra legge<br />

e diritto. Il Code affronta un lunghissimo periodo di vigenza che lo consegna<br />

alla storia giuridica come l’emblema di una nuova epoca e come<br />

«il monumento legislativo di maggior successo di tutto il suo secolo» 60 .<br />

Le caratteristiche <strong>del</strong> codice, semplicità, chiarezza, completezza, ma anche<br />

vaghezza e genericità che, lungi dall’avere un contenuto negativo,<br />

sono state <strong>del</strong>le vere e proprie risorse, perché hanno permesso alla giurisprudenza<br />

con l’aiuto <strong>del</strong>la dottrina di sviluppare quei principi contenuti<br />

nel codice e di plasmarli alle nuove esigenze storico-sociali. Fu merito<br />

<strong>del</strong>la «scuola <strong>del</strong>la libera ricerca scientifica» guidata da Gény e <strong>del</strong>la<br />

«interpretazione storica o evolutiva» di Saleilles di consentire che <strong>del</strong><br />

Code, malgrado fosse con il tempo divenuto un testo cartaceo, si riscoprisse<br />

la validità come scrigno prezioso di principi capaci di rispondere ai problemi<br />

pratici innescati dall’evoluzione sociale. Gény, pur affermando nettamente<br />

il primato <strong>del</strong>la legge su ogni altro formante e che il compito <strong>del</strong><br />

giurista è quello di interpretare il diritto positivo, sostiene la possibilità<br />

di giovarsi, nell’interpretazione, anche di elementi extratestuali come la<br />

tradizione o le esigenze storico-economiche mettendo in rilievo che il diritto<br />

non è assimilabile alla legge. La conclusione è che il Code, non solo<br />

57 P. GROSSI, o.c., p. 109.<br />

58 V. ZENO-ZENCOVICH, Il «codice civile europeo», le tradizioni giuridiche nazionali e il neopositivismo,<br />

in Foro It., 1998, V, c. 60 ss.<br />

59 P. GROSSI, o.c., p. 110 s.<br />

60 F. WIEACKER, Storia <strong>del</strong> diritto privato moderno, vol. I, Milano, 1980, p. 526 ss.<br />

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