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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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La società globale: mercato e postdemocrazia<br />

tori, poiché erano comunisti. La Spagna, il Portogallo e quasi sempre la<br />

Grecia non entrarono affatto nella fase democratica fino agli anni Settanta,<br />

quando vennero meno le condizioni che avevano prolungato il mo<strong>del</strong>lo<br />

postbellico.<br />

L’alto grado di impegno politico di massa dei primi anni <strong>del</strong> dopoguerra<br />

fu in parte conseguenza <strong>del</strong>la ricostruzione postbellica, un compito<br />

collettivo estremamente importante e, in alcuni Paesi, anche un effetto<br />

residuo <strong>del</strong> carattere collettivo <strong>del</strong>la vita in tempo di guerra. Questa<br />

situazione, in quanto tale, non avrebbe potuto durare a lungo: le élites<br />

appresero presto a manipolarla e a gestirla opportunamente. La gente<br />

era <strong>del</strong>usa, annoiata o presa dagli affari quotidiani. La crescente complessità<br />

<strong>del</strong>le questioni dopo il completamento <strong>del</strong>le riforme iniziali rese<br />

sempre più difficile tenersi informati, fare considerazioni intelligenti e persino<br />

capire da che parte si stava 7 .<br />

Gli anni postbellici si rivelarono piuttosto ambigui. In molti Paesi<br />

la forza inedita <strong>del</strong>la politica democratica fu accompagnata da una recrudescenza<br />

<strong>del</strong> conservatorismo. La facile governabilità di molti popoli<br />

negli anni <strong>del</strong> dopoguerra rafforzò probabilmente nelle élites, la convinzione<br />

di poter convivere con la democrazia e quindi contribuì ad affermare<br />

forme di democrazia che nei decenni precedenti sarebbero state<br />

impossibili. Il revival conservatore fu in parte provocato dal comportamento<br />

<strong>del</strong> regime sovietico, che rafforzò le forze anticomuniste negli<br />

Stati Uniti, in Francia, Germania, Italia ed altrove; in parte dalla gratitudine<br />

popolare per il benessere diffuso dal capitalismo tra le masse, un benessere<br />

senza precedenti di cui godettero la maggior parte <strong>del</strong>le società<br />

occidentali negli anni Cinquanta da parte di generazioni che avevano sperimentato<br />

in precedenza la guerra, la disoccupazione di massa e, spesso,<br />

la dittatura. Gli osservatori politici <strong>degli</strong> anni Cinquanta non sono propensi<br />

a descriverli come un momento di forte impegno democratico di<br />

massa, ma parlano piuttosto di apatia, fine <strong>del</strong>l’ideologia e godimento<br />

apolitico <strong>del</strong> benessere.<br />

Gli effetti di questi “fattori pacificanti”, svanirono quando una nuova<br />

generazione, più sicura di sé, giunse a maturazione negli anni Sessanta<br />

esplodendo nel fenomeno generalmente noto come “il Sessantotto”.<br />

Tra studenti, lavoratori ed altri soggetti nacque una nuova esigenza di<br />

partecipazione ed impegno nella gestione <strong>del</strong>la vita pubblica e <strong>del</strong> lavoro.<br />

Nell’Europa occidentale, negli Stati Uniti ed anche in alcune parti <strong>del</strong>-<br />

7<br />

AGNELLI U., La sfida globale: appunti di economia per il Terzo Millennio, ADN KRONOS<br />

Libri, Roma, 2000.<br />

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