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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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La società globale: mercato e postdemocrazia<br />

di classe era sufficiente a colpire nel segno. La relativa esclusione sociale<br />

dei lavoratori portava a temere il loro malcontento e la miseria di una<br />

parte di essi era un preoccupante problema sociale - noto nel dibattito politico<br />

in ambito cattolico come la questione sociale. Dalla fine <strong>del</strong> XIX secolo<br />

al terzo venticinquennio <strong>del</strong> XX, la principale preoccupazione in politica<br />

interna fu la gestione <strong>del</strong>l’esistenza di questa classe. Mentre nelle<br />

società fortemente cattoliche la crescita di partiti autonomi dei lavoratori,<br />

e dunque l’esplosione di un aperto conflitto politico di classe, fu indebolita<br />

dalla forza <strong>del</strong>la lealtà religiosa interclassista, i conflitti proseguirono<br />

all’interno <strong>del</strong>la Democrazia cristiana stessa (Kersbergen, 1996).<br />

In questo periodo, la classe si accresceva numericamente, e probabilmente<br />

anche nel reddito, tanto che cominciò ad incidere sui consumi,<br />

nella politica <strong>del</strong>le relazioni industriali e <strong>del</strong> benessere sociale. Poteva ragionevolmente<br />

essere presentata come la classe <strong>del</strong> futuro, ed i politici<br />

di quasi tutti i partiti sapevano che il loro futuro dipendeva dalla loro capacità<br />

di rispondere alle sue richieste. Inoltre, fu solo quando l’economia<br />

venne ristrutturata per rendere possibili condizioni di vita favorevoli alla<br />

classe lavoratrice, a metà <strong>del</strong> XX secolo, che decollò il capitalismo <strong>del</strong>la<br />

produzione di massa.<br />

Allora, a metà <strong>degli</strong> anni Sessanta, le dimensioni <strong>del</strong>la classe operaia<br />

iniziarono a declinare, prima in America <strong>del</strong> Nord, Gran Bretagna<br />

e Scandinavia, poi gradualmente nel resto <strong>del</strong> mondo industriale, compresi<br />

Paesi come Italia, Francia e Spagna, che stavano ancora sperimentando<br />

il declino <strong>del</strong>l’agricoltura associato all’ascesa <strong>del</strong>l’industria<br />

(Crouch, 1999, cap. 4°). L’aumentata produttività e l’automazione ridussero<br />

il numero dei lavoratori necessari ad una data unità produttiva, mentre<br />

cresceva costantemente l’impiego nelle attività amministrative di supporto,<br />

come nei vari settori <strong>del</strong> terziario (specie quelli associati al welfare<br />

state). Il fallimento di molte industrie negli anni Ottanta e le nuove tendenze<br />

<strong>del</strong>l’innovazione tecnologica negli anni Novanta minarono ancor<br />

più l’occupazione nel settore industriale. Mentre molte persone, soprattutto<br />

uomini, continuavano a svolgere lavori manuali, la classe operaia<br />

cessò di essere la classe <strong>del</strong> futuro.<br />

Verso la fine <strong>del</strong> XX secolo, gran parte di essa si trova impegnata unicamente<br />

in battaglie difensive, protezioniste. Questo fenomeno è più chiaro<br />

e drammatico nel Regno Unito, dove un movimento dei lavoratori un<br />

tempo potente fu messo a terra da una triplice crisi: una de-industrializzazione<br />

particolarmente rapida a seguito <strong>del</strong>la debolezza <strong>del</strong>la base industriale<br />

<strong>del</strong> Paese; un profondo e micidiale conflitto all’interno <strong>del</strong> Partito<br />

laburista; uno sciopero dei minatori organizzato disastrosamente. A<br />

livello politico il Partito laburista aveva cominciato a rispondere al rela-

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