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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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la struttura <strong>degli</strong> orientamenti reali<br />

<strong>del</strong> proprio ambiente. L’interpretazione,<br />

quindi, non è mai fine<br />

a se stessa, ma sempre strumento<br />

idoneo a regolare l’agire <strong>del</strong>l’uomo<br />

nella società. L’interprete e il giurista<br />

18 devono comprendere per applicare,<br />

ossia devono interpretare e<br />

decidere il caso concreto; ciò comporta<br />

una circolarità tra soggetto e<br />

oggetto tipica <strong>del</strong> mondo giuridico.<br />

Il diritto, in tal modo, non viene inteso<br />

solo come fatto, come un insieme<br />

di regole i cui significati linguistici<br />

sono convenzionalmente fissati,<br />

ma come un’impresa interpretativa<br />

cui i giuristi partecipano, ognuno<br />

con il proprio contributo.<br />

E l’opera interpretativa è essenzialmente<br />

creativa non solo perché i<br />

giudici e gli interpreti devono trasformare<br />

l’astratta norma regolatrice<br />

in un caso concreto, ma perché<br />

è innegabile la natura creativa di<br />

ogni atto spirituale. I giudici non si<br />

limitano a dichiarare ciò che, comunque,<br />

è già presente nel diritto<br />

positivo, ma attribuiscono alla norma<br />

interpretata un significato diverso<br />

rispetto a quello originariamente<br />

attribuitole dal legislatore.<br />

L’interpretazione non costituisce<br />

una semplice attività conoscitiva<br />

dei dati precostituiti, ma un’attività<br />

conoscitiva e pratica insieme<br />

perché volta ad ordinare e ricostruire<br />

un Corpus iuris precostituito ai<br />

fini <strong>del</strong>la sua applicazione ai casi<br />

sempre nuovi e diversi. Il giurista,<br />

ricomponendo il divario tra norma<br />

giuridica e realtà sociale, con l’obiet-<br />

619<br />

Recensioni<br />

tivo di assicurare l’unità <strong>del</strong>l’ordinamento<br />

giuridico, crea diritto, anche<br />

se le tecniche interpretative<br />

cui di volta in volta ricorre sono<br />

quelle che derivano dalla tradizione<br />

giuridica di un determinato<br />

ordinamento giuridico elaborate<br />

dalle valutazioni che risultano dalla<br />

sensibilità giuridica <strong>del</strong>l’interprete.<br />

L’interpretazione è accrescimento,<br />

adattamento, integrazione, opera<br />

continua di riformulazione e,<br />

quindi, rinnovamento.<br />

A tali conclusione giungono oggi<br />

non solo la Corte Costituzionale,<br />

ma tutte quelle Corti superiori italiane<br />

che con il loro operato finiscono<br />

per ricorrere costantemente ad<br />

un’ermeneutica correttiva 19 <strong>degli</strong><br />

atti giuridici.<br />

LAURA AMICO<br />

1 N. HARTMANN, La fondazione <strong>del</strong>l’ontologia,<br />

Fabbri, Milano, 1963.<br />

2 F. PETRILLO, La decisione giuridica. Politica,<br />

ermeneutica e giurisprudenza nella teoria <strong>del</strong><br />

diritto di Emilio Betti, Giappichelli, Torino,<br />

2005.<br />

3 Cfr. I. W. KORZENIOWSKI, L’ermeneutica<br />

di Emilio Betti, cit., pp. 30- 34.<br />

4 Ibidem, cit., p. 30.<br />

5 AA. VV., Le idee fanno la loro strada. La teoria<br />

generale <strong>del</strong>l’interpretazione di Emilio Betti<br />

cinquant’anni dopo, a cura di G. CRIFO’, cit.<br />

6 V. MARINELLI, La metodologia ermeneutica<br />

di Emilio Betti, in AA. VV., Le idee fanno<br />

la loro strada. La teoria generale <strong>del</strong>l’interpretazione<br />

di Emilio Betti cinquant’anni dopo, cit.,<br />

pp. 200- 208. L’A. pone in raffronto la concezione<br />

bettiana di precomprensione con<br />

quella elaborata da Heidegger, Bultmann e<br />

Gadamer. Per Betti la precomprensione è<br />

una qualità <strong>del</strong> soggetto interpretante, è il<br />

suo habitus che permette all’interprete di

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