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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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Il contrat de mariage e la comunione convenzionale<br />

moniale (con i soli limiti sanciti dalle norme inderogabili) <strong>12</strong>0 . Le ragioni<br />

di tali divergenze normative debbono allora essere ricercate nel diverso<br />

fine perseguito dai due legislatori; invero, quello francese aveva l’obiettivo<br />

di favorire la celebrazione dei matrimoni; il legislatore italiano, segnatamente<br />

quello <strong>del</strong>la riforma <strong>del</strong> diritto di famiglia <strong>del</strong> ’75, al contrario,<br />

perseguiva la realizzazione <strong>del</strong> principio, di carattere costituzionale,<br />

<strong>del</strong>la parità ed eguaglianza dei coniugi <strong>12</strong>1 . Una comparazione tra i due<br />

ordinamenti mette inoltre in evidenza un (progressivo) ridimensionamento<br />

<strong>del</strong>lo strumento <strong>del</strong>le convenzioni matrimoniali in Italia, un processo<br />

culminato, per il nostro diritto di famiglia, con la l. 142/1981 <strong>12</strong>2 . Altro<br />

aspetto che differenzia le convenzioni matrimoniali nei due sistemi giuridici<br />

in comparazione, concerne l’eventuale possibilità, per i coniugi, di<br />

modificare il contenuto di tali intese. Invero, la riforma <strong>del</strong> diritto di famiglia<br />

(italiano) <strong>del</strong> 1975 ha introdotto il principio <strong>del</strong>la modificabilità<br />

“in ogni tempo” di tali accordi, seguendo una evoluzione che ha visto<br />

progressivamente eroso il principio di immutabilità <strong>del</strong>le convenzioni matrimoniali<br />

(consacrato nel codice civile previgente <strong>del</strong> 1865); un processo<br />

cominciato con l’emanazione <strong>del</strong>l’attuale codice (1942) <strong>12</strong>3 ; il legislatore<br />

francese, invece, è rimasto “sostanzialmente” fe<strong>del</strong>e alla regola <strong>del</strong>l’immutabilità.<br />

6. Conclusioni<br />

Si parla, ormai sempre più diffusamente nell’ambito <strong>del</strong>la dottrina,<br />

<strong>del</strong>la maggiore autonomia (rispetto al passato) attribuita ai coniugi nella<br />

disciplina dei loro rapporti personali e patrimoniali; si discorre anche<br />

di “contrattualizzazione” <strong>del</strong>le relazioni familiari<strong>12</strong>4 e di (aumentata) neutralità<br />

<strong>del</strong> diritto rispetto al concreto atteggiarsi <strong>del</strong>le relazioni coniugali<strong>12</strong>5<br />

. Tutto ciò avrebbe modificato il sistema <strong>del</strong>le relazioni familiari, ora<br />

caratterizzato dall’accordo quale regola di governo dei rapporti coniu-<br />

<strong>12</strong>0 M. DASSIO, op. loc. cit.<br />

<strong>12</strong>1 M. DASSIO, op. loc. cit., il quale opportunamente precisa come il principio da ultimo<br />

citato è stato comunque tenuto in debito conto dal legislatore francese se solo si pensi<br />

alla riforma <strong>del</strong> 1965, nonché alla novella <strong>del</strong> 1985.<br />

<strong>12</strong>2 M. DASSIO, op. cit., p. 872.<br />

<strong>12</strong>3 M. DASSIO, op. cit., p. 864.<br />

<strong>12</strong>4 G. PALMERI, op. cit., p. 26, la quale dopo aver osservato che tali relazioni trovano<br />

il principale fondamento nel matrimonio, ritiene opportuno sottolineare come non esista<br />

nella materia de qua una perfetta coincidenza tra negozi familiari e contratto.<br />

<strong>12</strong>5 In tal senso S. RODOTÀ, Tecnologie e diritti, Bologna, 1995, pp. 150 e ss.<br />

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