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12/2010 - Università degli Studi del Molise

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Simona Melorio<br />

Stato etichetta una condotta come criminale e la persegue 13 , se il controllo sociale<br />

informale si differenzia da quello formale, prevalendo su di esso, i cittadini<br />

si riconosceranno nella loro omogeneità culturale, senza percepire le loro<br />

azioni come devianti; tale percezione, poi, può essere acuita dagli atteggiamenti<br />

non coerenti di uno Stato che agisca in maniera altalenante, incerta.<br />

Nel caso <strong>del</strong>la camorra, lo Stato spesso si è servito di essa, sia per<br />

tenere sotto controllo la popolazione senza dover rischiare l’impopolarità<br />

(si pensi alla formazione <strong>del</strong>la Guardia Nazionale Cittadina 14 ), sia per<br />

risolvere affari “<strong>del</strong>icati” (si pensi al caso Cirillo 15 ); risultati di tali azioni<br />

sono stati la sfiducia diffusa nello Stato 16 e le, non così infrequenti, prese<br />

di posizione, a favore di affiliati e manovalanza <strong>del</strong> crimine, contro le<br />

operazioni anti-camorra <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine. Le forze <strong>del</strong>l’ordine non<br />

sono ben viste. Quando non sono giudicate una minaccia o un fastidio,<br />

vengono considerate come inefficaci o persino, in qualche caso, conniventi:<br />

si palesa con evidenza la citata discrasia tra controllo sociale esterno<br />

formale ed informale, nonché un autocontrollo 17 <strong>del</strong> tutto peculiare.<br />

13 E. Lemert in Devianza, problemi sociali e forme di controllo (Giuffré, Milano, 1981) evidenzia<br />

la distinzione tra la devianza primaria, comportamento difforme dalla norma, che<br />

viene “normalizzato” (tollerato e non stigmatizzato dalla società) e la devianza secondaria,<br />

comportamento deviante ritenuto grave e, pertanto, stigmatizzante. Emblematico il ruolo<br />

che l’autore riconosce alla stigmatizzazione: “La stigmatizzazione dà luogo ad una fissazione<br />

<strong>del</strong>la devianza e soggettivamente ad una definizione deviante <strong>del</strong> sé.” (Ivi p. 92)<br />

14 Liborio Romano, il prefetto di polizia al quale si deve l’annessione di Napoli e <strong>del</strong><br />

Regno <strong>del</strong>le Due Sicilie al Regno d’Italia nel 1860, si affidò alla camorra per mantenere l’ordine<br />

e gestire il potere, servendosi proprio dei camorristi per l’organizzazione <strong>del</strong>la Guardia<br />

Nazionale Cittadina, nella quale gli stessi furono arruolati in numero massiccio per la<br />

difesa <strong>del</strong>la città da eventuali rivolte popolari.<br />

15 Nel 1981 Raffaele Cutolo, noto capo camorrista, fondatore <strong>del</strong>la Nuova Camorra<br />

Organizzata, grazie al controllo quasi totale <strong>del</strong>le carceri, esaudì la richiesta di Flaminio<br />

Piccoli e Antonio Gava, rispettivamente segretario e capo <strong>del</strong>la segreteria politica <strong>del</strong> Partito<br />

<strong>del</strong>la Democrazia Cristiana, di trattare con l’ambigua frazione movimentista <strong>del</strong>le Brigate<br />

Rosse di Giovanni Senzani la liberazione di Ciro Cirillo, assessore <strong>del</strong>la Regione Campania.<br />

La trattativa per la liberazione di Cirillo trasformò i vicari di Cutolo - Vincenzo Casillo<br />

e Corrado Iacolare - in collaboratori ufficiali <strong>del</strong> Servizio per le Informazioni e la Sicurezza<br />

Militare (SISMI) e <strong>del</strong> Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica (SI-<br />

SDE). Per il favore reso, oltre ai tre miliardi spartiti tra Brigate Rosse e Nuova Camorra Organizzata,<br />

quest’ultima riceveva una grossa fetta <strong>degli</strong> appalti per la ricostruzione postsismica.<br />

Sul punto si legga F. Barbagallo, Il potere <strong>del</strong>la camorra, op. cit.<br />

16 Sulla sfiducia alimentata da tali comportamenti si veda D. Gambetta, Le strategie<br />

<strong>del</strong>la fiducia, Einaudi, Torino, 1989.<br />

17 T. Hirschi e M. R. Gottfredson, negli anni Novanta <strong>del</strong> Novecento, elaborano la<br />

teoria <strong>del</strong>l’autocontrollo in A general theory of crime, Stanford University Press, 1990. Secondo<br />

tale teoria, il controllo sociale interno, costruito attraverso una corretta socializzazione,<br />

diventa il principale strumento di deterrenza rispetto al crimine.<br />

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