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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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L’educazione si rivela dunque come un servizio militare prestato più tardi: un potente<br />

strumento nelle mani delle istituzioni statali per formare i futuri Guerrieri del Reich:<br />

Nel presente può non avere importanza il modo con cui lo Stato svolge questa educazione:<br />

importante è che la svolga e che cerchi le vie adatte.<br />

più tardi.<br />

Così questa educazione, potrà essere, in linea di massima, come un servizio militare prestato<br />

Lo Stato nazionale riconoscerà sua mansione non soltanto l’educazione intellettuale, ma anche<br />

quella fisica del doposcuola e la impartirà per mezzo di istituzioni statali.<br />

L’esercito non darà più al giovane, come fino a adesso, le cognizioni di base di un semplice<br />

regolamento di esercizi, e non avrà reclute come nel presente: dovrà invece fare di un giovane dal<br />

corpo già formato ed educato perfettamente, un soldato. Nello Stato nazionale l’esercito non insegnerà<br />

più a marciare o a stare sull’attenti, ma sarà la scuola conclusiva dell’educazione all’amore della<br />

Patria. La giovane recluta imparerà nell’esercito a usare le armi, ma nello stesso tempo dovrà essere<br />

preparata per la sua vita successiva.<br />

E al vertice dell’educazione militare ci deve esser quella che all’esercito precedente fu<br />

riconosciuta come grandissima qualità: alla scuola dell’esercito il fanciullo deve diventare un uomo,<br />

non deve solo imparare ad obbedire, ma anche conquistarsi le condizioni preliminari per comandare in<br />

avvenire. 32<br />

In definitiva, è lo stato che si occupa dell’educazione, della formazione dei giovani,<br />

della selezione della “razza pura”, della selezione di chi è idoneo a conseguire il certificato di<br />

cittadinanza tedesca, e anche “dell’educazione all’amore della Patria”. In breve, lo Stato è<br />

un’entità che decide al posto del cittadino cosa è bene e cosa è male per lui, in quanto,<br />

implicitamente, il cittadino viene considerato un “granello di polvere” in una massa anonima,<br />

da inquadrare in un ordine prefissato da schemi rigidi, in cui bisogna obbedire e stare zitti,<br />

non solo quando si è sgridati a ragione, ma anche quando si è sgridati a torto, 33<br />

apparentemente per formare il carattere, in realtà per modellare individui in cui prevalgano la<br />

dipendenza e il culto del capo, dell’autorità incontestabile. Ciò corrisponde alla soppressione<br />

della spontaneità, della libertà, del rispetto nei confronti della persona e delle sue idee, della<br />

possibilità di dissentire, insomma del clima che si vive in democrazia.<br />

Riguardo al rapporto tra disciplina, spontaneità e libertà, sia nell’educazione<br />

dell’individuo che nella formazione delle leadership, è importante riflettere sul “dosaggio”<br />

32 Ibidem, p. 40<br />

33 Cfr. op. cit. p. 40<br />

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