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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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della contesa per la presidenza della Repubblica e per il rinnovo della Camera, con<br />

l’appuntamento alle urne il 9 e il 16 giugno ci suggerisce alcune riflessioni.<br />

Innanzitutto, si svolgono, evidentemente, in parallelo, e la prima, quella “ufficiale”,<br />

serve solo a influenzare la seconda. Sono diversi i protagonisti. Teoricamente, si sfidano per<br />

l’Eliseo Jacques Chirac e Jean Marie Le Pen, senza una presenza della Sinistra.<br />

Concretamente si contendono il controllo del Parlamento la Destra moderata e la Sinistra, che<br />

qui invece ha solide possibilità di successo, se la sua strategia funzionerà.<br />

Essa consiste nel confondere le due competizioni, nei media e nelle piazze prima e, più<br />

tardi, nelle urne. La trovata è semplice e spregiudicata: invece di battersi contro lo schieramento<br />

guidato da Chirac laddove l’esito è incerto, la Gauche vola in suo “soccorso” in una battaglia<br />

che egli ha già ampiamente vinto da solo. Non sono solo i sondaggi, ma l’esperienza e il<br />

buonsenso a predire che il capo dello stato uscente rientrerà all’Eliseo, il 5 maggio, con un<br />

plebiscito: qualcosa fra il 75 e l’80 per cento dei voti. Il centrodestra di cui egli è alfiere ha in<br />

partenza una base elettorale più che doppia di quella dell’estrema destra, che si è già contata la<br />

domenica precedente, e completamente isolata e non ha serbatoi da cui pescare altri voti. Per<br />

liquidare Le Pen, Chirac non ha bisogno, in effetti, neppure di condurre una campagna<br />

elettorale. Potrebbe starsene nell’Eliseo senza degnare d’uno sguardo l’arraffato manipolo di un<br />

raccoglitore della protesta marginale. De Gaulle avrebbe fatto così.<br />

Ma De Gaulle era De Gaulle, oltre al resto il presidente di gran lunga più forte della<br />

quinta Repubblica che egli costruì. Chirac è semplicemente “gollista”, che è cosa ben diversa<br />

ed è, della quinta Repubblica, secondo alcuni analisti, di gran lunga il più debole. Al primo<br />

turno non ha avuto nemmeno il suffragio di un francese su cinque e soprattutto all’Eliseo ha<br />

subito la “coabitazione”invece di guidarla, come aveva fatto invece il suo predecessore, il<br />

socialista Mitterrand. Che era stato obbligato a venire a patti con delle Camere a maggioranza<br />

di destra e dei primi ministri che le esprimevano, fra cui Chirac, ma che era sempre riuscito ad<br />

essere il numero uno. Chirac ha coabitato con Jospin e ha finito col mollargli quasi sempre le<br />

redini. Egli dovrà il suo “plebiscito” non alla propria forza ma alla mediocrità dell’avversario<br />

come candidato.<br />

Ma dall’establishment culturale della Sinistra egli è stato spesso giocato, e la<br />

situazione potrebbe ripetersi presto. Basta guardare a cosa sta succedendo, appunto, sulle<br />

piazze, sulle antenne, sulle colonne dei giornali, quasi tutti interpreti della Correttezza<br />

Politica. Si è già scatenata una compagna di odio (forse in parte autentico) e di panico<br />

totalmente falso. Il grido è “Le Pen alle porte”. Le Pen, in realtà, è alle porte della pensione. È<br />

appena un poco più forte di tre o di cinque anni prima, e più che mai isolato, nel Parlamento<br />

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