IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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palestinese, mentre 50 mila ebrei ritornano in Israele con un’operazione detta “tappeto<br />
volante”. In seguito, altri 100 mila profughi ebrei ritornano in Israele. La terra è conquistata,<br />
ma la pace è sempre in bilico. Entrambe le parti accampano ragioni legittime, per giustificare<br />
il loro operato e ciò rende difficili le trattative.<br />
Durante il mandato britannico in Palestina, la convivenza fra arabi, che abitavano in<br />
Palestina, ed ebrei fu possibile anche perché avevano due economie facilmente integrabili:<br />
nelle città gli arabi, in campagna, nei kibbutz gli ebrei. A Gerusalemme gli ebrei erano in<br />
maggioranza, ma il loro numero aumentò con le continue emigrazioni in Palestina.<br />
Nel 1948 nasce lo Stato di Israele, poi riconosciuto dall’ONU, e inizia un periodo di<br />
tante guerre. In seguito alla fuga e all’emigrazione di tanti arabi, che abitavano in Palestina, in<br />
Giordania e in Libano e ai tanti campi di profughi nasce allora una coscienza nazionale<br />
palestinese, di palestinesi che non riconosceranno mai la legittimità di uno stato di Israele. Ma<br />
anche gli ebrei avevano una più antica coscienza nazionale, sopravvissuta per millenni. C’è<br />
stata la diaspora con i dispersi per tutta Europa; non avevano (ed era ovvio) uno Stato, ma<br />
neanche una Chiesa, avevano soltanto le loro sinagoghe. Sono sopravvissuti a tante<br />
persecuzioni che culminarono nell’Olocausto, la cui esistenza gli arabi negano. Hanno<br />
mantenuto la loro fede, e oggi anche i non credenti rispettano le loro tradizioni e le loro feste;<br />
hanno un senso della famiglia fortissimo.<br />
Il loro saluto tradizionale era “domani a Gerusalemme”, perché Gerusalemme o<br />
meglio il Muro del Pianto è il centro spirituale della loro fede. I musulmani hanno La Mecca,<br />
i cattolici Roma. Gli israeliani si trovano oggi a combattere non solo il nazionalismo<br />
palestinese ma anche l’integralismo islamico, vero ispiratore dei kamikaze. Ma gli israeliani<br />
non hanno mai perseguitato le fedi diverse dalla loro.<br />
Lo Stato d’Israele ha dimostrato nella sua storia di sapere fare da sé, di fare<br />
affidamento solo sulle proprie forze. Nel 1948 creò uno Stato, nel 1967 vinse la guerra dei Sei<br />
Giorni, nel 1973, aggredito in una giornata per esso religiosa (il kippur) riuscì, dopo un<br />
difficile momento, a strappare ancora la vittoria.<br />
Adesso è forse giunto il momento che i contendenti si affidino ad un aiuto esterno, a<br />
livello “meta”. Non basta mettere un muro, come auspica Baget Bozzo. Anzi, il muro, come a<br />
Berlino, serve solo a creare altri morti e ostilità reciproche.<br />
Non credo che “l’idea di un Israele accettato nel mondo musulmano e la pace dei due<br />
Stati” sia l’“ultima illusione”. Chi lo pensa, implicitamente, non crede nella possibilità di<br />
evolvere degli esseri umani come individui e come nazioni. Ritengo che i due Stati, Israele e<br />
Palestina, debbano evolvere per trovare il modo più adatto per convivere rispettosamente e<br />
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