IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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giuste e illuminate, quelle degli altri no”.<br />
Si spiega così la protesta in piazza scattata già domenica sera?<br />
“Sì, è un riflesso pavloviano. Un retaggio del pensiero illuministico. Evidentemente, è<br />
nel Dna della sinistra l’incapacità di considerare che possono vincere altri, e non sempre solo<br />
per cattive ragioni”.<br />
È il vizio della sinistra in tutta Europa: decretare a ogni propria sconfitta che è in crisi<br />
la democrazia. Il giornalista Alain Le Bernoist scrive che il risultato dello scrutinio “preso in<br />
tutte le sue componenti, rivela solo un’immensa spinta di protesta contro un sistema politico<br />
allo stremo e lascia prevedere profondi turbamenti nel caso la classe politica s’intestardisca a<br />
non cogliere il senso del messaggio rivoltole.<br />
Quindici anni fa Schröder, Aznar e Berlusconi erano ancora sconosciuti, mentre la<br />
classe politica francese attuale è la stessa dell’era Breznev. Fra questi gerontocrati e il popolo<br />
francese, di destra e di sinistra, s’è aperta una voragine. Potrebbe essere la stessa V<br />
Repubblica a esserne minacciata”.<br />
Stavolta è toccata alla Francia, Paese in cui il potere mediatico è ancora più forte che<br />
altrove; e allora sono bastate poche ore dopo il responso delle urne per spostare, con<br />
unanimità peggio che sospetta, i fari dell’attenzione dal risultato che conta (la disfatta della<br />
gauche e l’eliminazione di Jospin) a una sua conseguenza marginale e transitoria: l’ingresso,<br />
in una finale dall’esito scontato, di Jean Marie Le Pen. Non erano ancora usciti i risultati<br />
ufficiali che la televisione di Stato ha annunciato che erano in corso “dimostrazioni<br />
spontanee”, con l’aggettivo fortemente sottolineato. E le dimostrazioni, obbedienti, son<br />
seguite, esimendo molti dal penoso compito di spiegare che cosa è successo alle urne. In<br />
Francia e, su scala regionale, in Germania, altro pilastro della “Europa rossa”. E in gran parte<br />
commentatori e politici stranieri si sono prontamente allineati.<br />
In testa a tutti, ed era prevedibile, il ministro degli Esteri belga Michel, quello che<br />
mise il lutto per la vittoria di Berlusconi. “Inorriditi” si sono detti anche i socialisti spagnoli,<br />
che devono ancora digerire l’elezione e la rielezione di Aznar e che hanno trovato comodo<br />
disegnare un futuro di “gravi rischi per la Francia e per l’Europa” in un’ipotetica frana di voti<br />
verso l’estrema destra. Che non c’è stata, come dimostra il fatto che Le Pen aveva già il 15<br />
per cento dei suffragi dieci anni fa e adesso ha toccato il 17. Il primo e quasi il solo a<br />
mantenere il senso delle proporzioni e a cercare di comunicarlo è stato, da Londra, Tony<br />
Blair, che ha saputo leggere il voto dei francesi e ha potuto esprimere di conseguenza la<br />
propria fiducia che essi “respingeranno ogni forma di estremismo”. Il premier laburista è stato<br />
anche il primo a vederli, gli estremismi, entrambi mentre quasi tutti gli altri hanno finto di<br />
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