IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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valida”. 17<br />
Hitler è dunque refrattario al confronto e incurante della dialettica che pone il rapporto<br />
tesi-antitesi-sintesi. Lui afferma una verità onnicomprensiva e procede su quella linea come<br />
un carro armato, da “perfetto” ideologo fondamentalista. Le conseguenze del<br />
fondamentalismo sono sempre terribilmente simili: la conquista territoriale, ala soppressione<br />
degli avversari e dei “diversi”, la competitività estrema. In definitiva, in base ad una logica di<br />
predominio, Hitler odiava chi non poteva dominare: francesi, ebrei e comunisti. Hitler, infatti,<br />
intravedeva anche nel popolo francese una minaccia alla supremazia della razza ariana. Le<br />
conseguenze della sua ideologia del predominio sono condensate in queste parole: “Il fine<br />
della nostra politica estera non dovrà tendere ad ovest o ad est, ma ad una politica mirante<br />
all’acquisizione di nuovi territori. Bisogna però essere potenti, mentre attualmente stiamo<br />
soccombendo sotto le spire della nostra acerrima nemica: la Francia. Perciò dobbiamo<br />
sottostare a qualunque privazione che porti alla disintegrazione della fatica francese di<br />
primeggiare in Europa”. 18<br />
Il mito della supremazia della razza ariana è dunque un pretesto ideologico, una<br />
“costruzione” pregiudiziale del tutto infondata, mirante a contribuire alla creazione di un<br />
grande Reich che comprenda tutta l’Europa. L’uso della spada vincitrice per realizzare questo<br />
sogno rappresenta il baratro in cui sprofonderà il sogno stesso. L’odio razziale e il disprezzo<br />
per le razze ritenute inferiori non può mettere insieme un grande impero. Per creare un grande<br />
impero, occorre integrare le varie anime ricorrendo ad un vasto progetto culturale incentrato<br />
sui valori condivisi quali la pace, la democrazia, la libertà, la fratellanza, l’uguaglianza ecc.,<br />
in modo da costituire un clima di empatia e sintonia, anziché di avversione reciproca, come<br />
fece Hitler.<br />
Una visione ideologica alla base della nostra cultura<br />
Nel mito della supremazia razziale, trova attuazione il concetto che la persona che<br />
accede allo stadio del Guerriero prima di confrontarsi con la propria identità, non può<br />
realmente essere un Guerriero, in quanto o non sa per che cosa combatte o combatte<br />
soprattutto per dimostrare la propria superiorità, un meccanismo che mira allo sviluppo<br />
dell'autofiducia e che non sostituisce mai realmente la conoscenza di se stessi.<br />
Lo schema eroe-cattivo-vittima da salvare informa una visione ideologica che da<br />
secoli è alla base della nostra cultura. Nel modello più primitivo l'Eroe uccide il vecchio re (il<br />
17 Ibidem, p. 22<br />
18 Ibidem, p. 340<br />
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