IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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dissidenti. Ma, a parte questo, resta la domanda: perché i tedeschi hanno seguito Hitler così<br />
ciecamente e acriticamente, fino alla fine? I tedeschi arrivarono negli anni '30 convinti che<br />
l'Europa avesse fatto pagare troppo alla Germania per la sconfitta subita nella prima guerra<br />
mondiale e Hitler rappresentava per loro la "rivincita", la "riscossa", il "riscatto", con<br />
un'inflazione che aveva perso ogni confine e una disoccupazione dilagante.<br />
L'obiettivo iniziale di Hitler fu pertanto il ritorno nella sovranità tedesca del corridoio<br />
polacco di Danzica. In realtà, egli voleva l'espansione verso la Russia.<br />
L'affermare il potere, comunque, comporta sempre dei rischi anche morali. Il<br />
problema dell'archetipo del Guerriero è che tanti cosiddetti Guerrieri non sono affatto tali.<br />
Sono Orfani, che leniscono il loro senso di mancanza di potere cercando di surclassare o<br />
controllare gli altri. Si tratta di ps<strong>eu</strong>do-Guerrieri, non di Guerrieri. Infatti, è necessario che<br />
tutte le forme di Guerriero negativo affermino e sviluppino il proprio Orfano interiore,<br />
aumentando la loro empatia, e il proprio Innocente, diventando un po' meno ciniche, per<br />
potersi tramutare in Guerrieri positivi e forti. Il progresso del Guerriero attraverso il suo<br />
archetipo dipende da quanto egli ha appreso dagli altri archetipi. Lo ps<strong>eu</strong>do-Guerriero del tipo<br />
"macho", sia uomo che donna, è in realtà un Orfano mascherato da Guerriero, che nasconde la<br />
paura dietro la spacconeria.<br />
La Germania nazista viveva in un ritardo culturale. Il Guerriero al livello più alto<br />
dell'archetipo, infatti, esige che si combatta per qualcosa che va oltre i meschini interessi<br />
personali e che si affermi l'idealismo che è alla base dell'archetipo nelle sue forme più pure ed<br />
elevate. Esige anche che ci battiamo per ciò che è realmente importante. Se si combatte prima<br />
di aver sviluppato la capacità di amare o il senso della propria identità, si combatterà<br />
principalmente per dimostrare il proprio coraggio, senza una valida motivazione per<br />
combattere, se non forse quella di vincere.<br />
In un discorso tenuto alla nazione che ho ascoltato in un filmato documentario sul<br />
nazismo, Hitler gridava: "Hitler è la Germania e la Germania è Hitler". In tanto fervore, c'è da<br />
chiedersi dove stesse realmente l'identità di Hitler. Se egli si era identificato così fortemente<br />
con la Germania da sostenere che era la Germania stessa, non c'era spazio per la ricerca della<br />
sua vera identità. E, in assenza di una vera identità, egli aveva bisogno della Germania per<br />
avere la sensazione di contare, in un desiderio narcisistico di grandezza onnipotente, che si è<br />
trasformato in delirio nel corso del tempo. Senza la Germania egli non si sentiva più niente.<br />
Quando il crollo della Germania cominciò a profilarsi, anche l'identificazione di Hitler<br />
cominciò a presentare spaccature portandolo al delirio.<br />
Alla fine del 1943 era chiaro che la Germania stava perdendo la guerra. L'Italia, culla<br />
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