IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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ha assorbito la protesta legittima della Lega, visto l’immobilismo del centrosinistra,<br />
incanalandola in un alveo di legalità. Inoltre, ci induce a considerare che i due temi critici a<br />
cui la sinistra <strong>eu</strong>ropea, e quella francese in particolare, non sanno dare risposte, sono<br />
l’immigrazione, soprattutto per la situazione delle periferie nelle grandi città e l’Europa,<br />
percepita sempre più come una costrizione. Fino a ieri i politici francesi ritenevano di poter<br />
dare lezioni a Berlusconi, accusandolo di collusione con Haider e Bossi. Oggi devono<br />
riconoscere che in Austria e in Italia si è saputo governare il pericolo xenofobo meglio di<br />
quanto abbiano saputo fare in Francia Chirac e Jospin.<br />
Qui bisogna chiarire. Un conto è il razzismo, un conto la xenofobia, cioè la paura dello<br />
straniero. Il razzismo va combattuto, ma la xenofobia è un sentimento sociale che può essere<br />
immotivato, inaccettabile, superficiale, ma non è condannabile pregiudizialmente. È un<br />
sentire legittimo che richiede risposte politiche. Ma la sinistra equipara xenofobia e razzismo<br />
e anche in questo caso rivela delle carenze nel capire le “pulsioni” della società. Occorre<br />
inoltre considerare che è cambiato l’atteggiamento verso l’Europa. La sinistra in questi anni è<br />
stata molto <strong>eu</strong>ropeista, e in modo piuttosto acritico. Ma i sondaggi dicono che il consenso su<br />
questi temi è crollato. L’Europa ha imposto enormi limitazioni a molte attività economiche e<br />
ormai viene vista più come un rischio che come un’opportunità. Nel Nord Italia, per fare un<br />
esempio, i regolamenti impediscono produzioni alimentari tipiche come il formaggio di fossa<br />
o il pesto: in Liguria quello artigianale non si trova più. Per un piccolo produttore è<br />
impossibile rispettare la pletora di norme imposte da Bruxelles. Così, il cavallo di battaglia<br />
della sinistra è diventato un boomerang.<br />
L’Italia è il Paese <strong>eu</strong>ropeo con più addetti nelle piccole e medie imprese. La Francia<br />
quello con più agricoltori. Se l’Europa mette a repentaglio le produzioni tradizionali, è<br />
inevitabile che in queste regioni i suoi paladini ne paghino le conseguenze.<br />
Si può però già dire che siamo al tramonto di un modello di fronte alla crisi delle due<br />
socialdemocrazie al governo in Francia e in Germania, i due Paesi più importanti dell’Europa<br />
continentale. Non attira più una certa idea di Europa, ormai entrata in contrasto con gran parte<br />
dei problemi della modernità. È l’Europa che ha creato il più grande spazio di benessere e di<br />
tutele sociali della storia, ma che non riesce a essere competitiva con il resto del mondo. È<br />
l’Europa che, riunificata soprattutto grazie ad Helmut Kohl dopo il 1989, non riesce ad offrire<br />
al resto del pianeta un punto di riferimento per il futuro. È l’Europa che ritrova<br />
nell’antiamericanismo una ragione di identità culturale, un’identità al negativo che si<br />
riproduce meccanicamente ogni volta che deve compiere importanti scelte di responsabilità –<br />
ieri di fronte al massacro di Srebrenica, oggi davanti alla sfida del terrorismo islamista. È<br />
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