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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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CONCLUSIONI<br />

In occasione del campionato mondiale di calcio che si è svolto nel giugno – luglio<br />

2006, ho sentito parlare di “orgoglio nazionale” risvegliato nei giocatori, spettatori e tifosi nel<br />

sostenere le partite giocate dalla squadra nazionale. Qualcuno ha osservato in televisione: “Il<br />

calcio risveglia l’orgoglio nazionale”. I “goal!” che ho sentito gridare entusiasticamente<br />

attraverso le finestre aperte nella torrida estate del 2006 ispiravano il senso di una<br />

partecipazione collettiva, sincronica, ad un unico evento che suscitava grandi emozioni.<br />

Hitler conosceva bene questi meccanismi psicologici quando faceva allestire le grandi<br />

“parate” a cui assistevano milioni di tedeschi. L’esaltazione dell’“orgoglio nazionale” con<br />

finalità di espansione militaristica, imperialistica, rientrava nella sua strategia politica e nella<br />

accurata pianificazione di una cultura al servizio dello Stato.<br />

Nel corso dell’esposizione abbiamo attentamente distinto un sano “amor patrio”<br />

dall’esaltazione nazionalistica, che utilizza il bisogno di radicamento e di appartenenza e il<br />

bisogno di senso di identità dei cittadini per finalità contestabili sul piano dell’”etica politica”.<br />

Tuttavia, un Guerriero interno evoluto è necessario, innanzitutto, per proteggere i<br />

nostri confini. Senza Guerrieri coraggiosi, disciplinati e ben addestrati, il “regno” corre<br />

sempre il rischio di essere invaso dai barbari. Senza un forte Guerriero interiore, noi siamo<br />

senza difesa contro le pretese e le intrusioni degli altri. Viviamo in una cultura del Guerriero.<br />

Ogni sistema basato sulla competizione, infatti, si basa sulle modalità di essere del Guerriero,<br />

dagli sport competitivi alla politica, al sistema giudiziario, al libero mercato.<br />

Quello del Guerriero oggi è un archetipo insieme dominante e “pericoloso”, e la causa<br />

risiede nel nostro ritardo culturale: ci occorre un livello più alto dell’archetipo. Il Guerriero<br />

evoluto esige che combattiamo per qualcosa che va oltre i nostri meschini interessi personali,<br />

che affermiamo l’idealismo che è alla base dell’archetipo nelle sue forme più pure ed elevate<br />

e ci battiamo per ciò che è realmente importante.<br />

Nella nostra generazione ciò che importa può coincidere con la sopravvivenza del<br />

genere umano, mentre al tempo di Hitler la legge della forza e della sopraffazione ha portato a<br />

convogliare l’attenzione sul predominio del più forte a scapito degli altri, calpestati come<br />

inferiori.<br />

Si può lottare in un modo che sia di più vasto interesse sociale, e in questa generazione<br />

ciò può comportare una ridefinizione di identità, per cui non guardiamo solo alla nostra<br />

azienda o nazione come alla “nostra squadra”, ma a tutte le persone del mondo. In questo<br />

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