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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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che ha colpito due milioni di arabi di Israele, rientra in una logica non dissimile. E la politica<br />

tutta militare di Sharon di occupazione dei territori palestinesi rappresenta un’ennesima<br />

conferma che non si può porre fine alle ostilità attraverso una sconfitta militare. Il fenomeno<br />

del terrorismo palestinese portato all’esasperazione ci istruisce ogni giorno attraverso i<br />

telegiornali sui risultati della logica della sopraffazione.<br />

La lettura del Mein Kampf costituisce pertanto una lezione importante, per<br />

comprendere la sfasatura tra le previsioni basate sulla mania di grandezza innestate sulla<br />

logica militare della sopraffazione e la realtà della seconda guerra mondiale, che ci suggerisce<br />

come l’odio e l’ostilità generino solo disgregazione e morte, non un impero fiorente e<br />

duraturo.<br />

La politica estera<br />

La politica estera di Hitler improntata al militarismo è condensata in alcuni punti<br />

significativi del Mein Kampf:<br />

colpire.<br />

Poiché i territori oppressi ritorneranno a far parte del Reich per mezzo di una spada pronta a<br />

Creare quest’arma è proprio di chi governa un paese. Far sì che chi la crei abbia una sicurezza<br />

interna e trovi alleati, è dovere della politica estera. Scarsa fu la nostra attività estera prima della<br />

guerra. Al posto di un consolidamento territoriale in Europa si iniziò una politica di espansione<br />

coloniale e commerciale, soluzione così errata perché si pensò di evitare un rafforzamento militare. Gli<br />

sforzi ottenuti da questa politica di accomodamento ebbero come risultato di non averci amici. La<br />

guerra mondiale fu l’ultima ricevuta presentata al Reich dalla sbagliata politica estera del Reich stesso.<br />

Era un’altra la strada da seguire: rinforzarsi nel Continente conquistando in Europa nuovi territori, e<br />

questo sarebbe stato il primo stadio verso l’unificazione del territorio nazionale mediante l’acquisto<br />

delle colonie. Logicamente era una politica che poteva essere attuata solo con l’alleanza<br />

dell’Inghilterra oppure aumentando in maniera eccezionale la forza armata ottenendo però come<br />

conseguenza un minor sviluppo dei compiti culturali per 40 o 50 anni. Questo sarebbe stato ben<br />

tollerato. La necessità culturale di un paese è quasi sempre unita alla sua libertà ed alla sua autonomia<br />

politica, la quale è la base del sorgere, anzi della esistenza dell’altra. Perciò non vi è limite al sacrificio<br />

fatto per la libertà politica. Quello che si toglie alla cultura generale per aumentare le capacità militari,<br />

viene poi ripreso con gli interessi. Si può affermare che dopo la politica elargita per far restare lo Stato<br />

indipendente, c’è un certo rilassamento, un contraccolpo, tramite un germogliare della cultura di una<br />

nazione, che prima era stata tralasciata.<br />

Infatti dalle nefandezze della lotta persiana seguì il germogliare dell’età di Pericle; e lo Stato<br />

romano dopo il superamento delle guerre puniche gettò le basi per una civiltà superiore.<br />

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