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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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massimi per inculcarli tanto nell’animo dei giovani, che diventino i sostegni di un fermissimo sentimento<br />

nazionale. 3<br />

Hitler suggerisce dunque di utilizzare non solo la storia mondiale, ma anche la storia<br />

della civiltà, per incrementare l’orgoglio nazionale. Ciò significa che un tedesco dovrà<br />

inforcare “lenti colorate” del nazionalismo tedesco per guardare tutto il mondo dall’alto in<br />

basso. La supremazia del Reich deve venire innanzitutto, anche nel leggere le pagine di storia<br />

e nell’interpretare gli eventi.<br />

Questa mentalità diffusa nella cultura ha costruito lo stereotipo del tedesco: è colui che<br />

considera francesi e inglesi inferiori di un gradino, gli italiani di due gradini, i greci e i turchi<br />

di quattro gradini, ecc. Per inciso, e per completezza, alcuni italiani che lavorano in Germania<br />

da 20 anni mi hanno fornito molte informazioni in proposito, da cui ho estratto queste<br />

conclusioni. Un gelataio parlante tedesco “senza accento” e perfettamente integrato nella<br />

cultura tedesca fino a sentirsi a disagio quando ritorna in Italia, mi ha riferito che il tedesco<br />

razionalizza sistematicamente gli errori commessi dai connazionali. Se Schumacher dovesse<br />

perdere, “la colpa” è della Ferrari, non del pilota. In compenso, egli ammette che i tedeschi<br />

eccellono nella semplificazione della burocrazia. In Germania anche un bambino può tenere la<br />

contabilità, mentre in Italia la “complicazione” è tale da non essere nemmeno sufficiente<br />

affidarsi ad un commercialista. A lui è capitato di avere “noie” con la Finanza malgrado la sua<br />

contabilità fosse ineccepibile e curata dal commercialista, perché era uscita una legge<br />

nuovissima che ha introdotto modifiche a cui non aveva fatto in tempo ad adeguarsi nemmeno<br />

il commercialista. Così, deluso, ha deciso di ritornare in Germania dopo qualche anno.<br />

I tedeschi possono dunque vantarsi della loro “semplificazione” burocratica, ma forse<br />

non altrettanto di Hitler, che taccia di mediocrità il pacifismo, come si leggerà nel testo<br />

seguente:<br />

L’argomento d’insegnamento deve essere svolto sistematicamente prendendo come<br />

fondamenti questi principi, l’educazione deve essere formata in modo che il giovane, finita la scuola<br />

non sia un mediocre pacifista, un democratico o qualcosa di simile ma un vero tedesco. Finché questo<br />

sentimento nazionale sia sincero subito e non sia solo formale, deve essere inculcata nelle menti dei<br />

giovani ancora in formazione, una dura norma di base: chi ama la sua nazione può soltanto dimostrare<br />

il suo amore con rinuncia. Un sentimento nazionale che tenda solo al profitto non sussiste. E non esiste<br />

un nazionalismo che comprenda soltanto delle classi. L’urlare: evviva! non prova niente e non<br />

concede l’appellativo di nazionale, se dietro quel grido non c’è la solerte cura della conservazione di<br />

3 Ibidem, pp. 50-51<br />

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