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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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E credo che, d’ora innanzi, il problema della convivenza con l’Islam debba diventare un<br />

problema culturale importante per la politica occidentale, che la realtà obbliga ad uscire dal mito<br />

illuministico dell’islam religione razionale. Forse avremo così la restituzione dell’onore ai difensori<br />

del Santo Sepolcro del secolo XII e XIII: ci voleva per questo che Sharon seguisse le orme di Goffredo<br />

di Buglione.<br />

Questo articolo si riferiva, in particolare, alla marcia silenziosa dal Campidoglio alla<br />

sinagoga, indetta il 15 aprile 2002 a Roma con lo slogan: “Israele deve vivere”. 15-20 mila<br />

persone hanno sfilato nell’Israel day. Ma lo stesso giorno anche in Francia, in altri paesi<br />

<strong>eu</strong>ropei e negli USA si sono svolte manifestazioni analoghe.<br />

Leggendo l’articolo, innanzitutto, sul piano psicologico spiccano giudizi di valore del<br />

tipo “l’Islam è entrato in un processo di decadenza irresistibile, la sua antropologia di<br />

bassissimo livello”. Tali giudizi implicano un tipo di rapporto con altre culture e civiltà basato<br />

sul concetto gerarchico superiore/inferiore, che contraddistingue la politica interna ed estera<br />

di Hitler. Come si può constatare leggendo il Mein Kampf, infatti, anche Hitler riteneva che la<br />

cultura e la civiltà della razza ariana fossero nettamente superiori alle altre e che il<br />

pangermanesimo fosse auspicabile come soluzione ai problemi dell’Europa e del mondo.<br />

Pertanto, l’attenzione a non classificare e a non demonizzare coinvolge qualsiasi<br />

cultura e civiltà. Siamo tutti in evoluzione, sia come individui che come nazioni, per cui le<br />

etichette poste aprioristicamente non sono giustificabili, sia che riguardino gli ebrei, sia che si<br />

riferiscano agli arabi.<br />

Per quanto riguarda questi ultimi, l’Europa e tutto l’Occidente vivono con<br />

preoccupazione le dolorose vicende di guerra e sofferenza che si stanno consumando nel<br />

medio Oriente dall’inizio della seconda Intifada nel settembre 2000. Non tutti, però, provano<br />

sdegno di fronte ai barbati attentati dei terroristi in cui vengono coinvolti non dei militari o dei<br />

politici, ma delle persone semplici come donne, bambini e tanti altri. La nostra cultura ci<br />

impone di condannare queste atrocità, di rifiutare, indipendentemente dalle motivazioni,<br />

simili atti di inciviltà.<br />

Il suicidio Kamikaze è un atto santo?<br />

Non dobbiamo tuttavia credere che queste considerazioni, per noi tanto naturali, siano<br />

patrimonio comune. Il più autorevole interprete del Corano, il testo sacro dei musulmani,<br />

Mohammed Sayed Tanaoui ha recentemente ribadito che il suicidio kamikaze in Palestina è<br />

atto santo per l’Islam. Lo sceicco egiziano, infatti, ha commentato i dolorosi fatti di sangue in<br />

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