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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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del 1944 e l’autunno ingialliva i boschi dell’Appennino tra Toscana e Emilia. Nel sacrario di<br />

Marzabotto ci sono incisi 1830 nomi, quasi tutti di bambini, ragazzi, donne e vecchi.<br />

Reder aveva meno di trent’anni, lo chiamavano il “Monco” perché aveva perso una<br />

mano. A Sant’Anna di Stazzema fece bruciare 560 persone, a Valla si contarono 107 morti<br />

compresi alcuni neonati, a San Terenzio le SS gettarono in aria i bambini più piccoli e fecero<br />

tiro a segno. Ogni giorno per quasi due mesi una tappa dell’orrore. A San Martino i civili<br />

furono assassinati nella chiesa con bombe a mano e i pochi sopravvissuti falciati a raffiche di<br />

mitra. Erano giorni terribili, i tedeschi risalivano la Linea Gotica per sfuggire agli Alleati e<br />

trovavano spesso sui monti i partigiani. Accadde anche a Marzabotto.<br />

Reder fu rimesso in libertà nel 1985 con la complicità del governo italiano, morì nella<br />

sua casa austriaca nel ’91 senza aver mai chiesto scusa. Disse: “Non credo di dover mendicare<br />

fiducia”. Rau dice: “Provo vergogna, dolore e un orrore difficile da esprimere a parole”.<br />

Chiede perdono anche per lui, lo fa in tempi in cui la gente ha sempre più difficoltà a scusarsi.<br />

Persino il Papa, quando chiede scusa per gli errori della Chiesa, viene male interpretato, quasi<br />

che perdonare fosse segno di debolezza. Ci sono persone che si vantano di non scusarsi mai,<br />

altre che ritengono di essere sempre al di sopra delle regole, altre che anziché scusarsi<br />

aggrediscono. Oggi nessuno chiede scusa, nemmeno se ti pesta il piede in autobus o ti<br />

starnutisce in faccia. Poi ci sono quelli che trovano sempre da ridere per le debolezze altrui.<br />

Una volta si educava anche alle scuse, oggi educano all’aggressione.<br />

Capire gli errori<br />

Marzabotto è il passato, ma anche il nostro presente e purtroppo una possibile lettura<br />

di un futuro in cui altri orrori coinvolgeranno donne, bambini e vecchi. Ha scritto Bertolt<br />

Bercht: “Questo è l’ultimo inferno, dissero... Ma l’ultimo inferno era sempre seguito da un<br />

altro”. Capire gli errori anche a distanza di decenni significa saper chiudere almeno una porta<br />

dell’inferno.<br />

Occorre capire cosa rappresentano le stragi naziste compiute in tutta Europa,<br />

inquadrandole in una prospettiva evolutiva. Un comportamento barbaro e incivile indica che<br />

si è calati in una dimensione evolutiva di bassissimo livello, indipendentemente<br />

dall’evoluzione tecnologica delle armi usate per la conquista. Non sono certo i V1 e i V2, i<br />

missili telecomandati, o la strategia militare della “guerra lampo” a convincerci che la<br />

Germania aveva raggiunto un alto livello di civiltà, anche se Hitler si dichiarava portatore di<br />

civiltà, come risulta dal Mein Kampf.<br />

Allora, come si può uscire dal “pregiudizio razziale” che ci porta a considerare i<br />

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