IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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Hitler e Mussolini ha offuscato la consapevolezza identitaria delle donne. Ha annientato le<br />
donne, impedendo loro di accedere alle esperienze e alle mansioni qualificanti. Basti pensare<br />
che durante il fascismo - con il Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1054, e il Regio Decreto 1<br />
luglio 1940, n. 899 - la donna non poteva essere preside di scuola o istituto di istruzione<br />
media. Inoltre non poteva insegnare nei licei classici e scientifici e negli istituti tecnici materie<br />
come filosofia, economia, storia: questo era il frutto del Regio Decreto 9 dicembre 1926, n.<br />
2480.<br />
Inoltre, con il R.D. 28 novembre 1933 n. 1554 convertito in legge 18 gennaio 1934, n.<br />
221, si autorizzavano le amministrazioni a stabilire, nei bandi di concorso, i limiti entro cui<br />
contenere l’assunzione di personale femminile. E il R.D. 3 marzo 1934 n. 383 escludeva le<br />
donne da una serie di pubblici uffici. Si può quindi concludere che il fascismo ha tutelato la<br />
donna – madre, ma l’ha estromessa dal mondo del lavoro con i Regi Decreti. Il fascismo<br />
considerava le donne e i minori “le cosiddette mezze forze”, Rispetto a queste rigide direttive,<br />
il “vero compromesso” è stato attuato dagli eventi, in quanto vari decreti non furono applicati,<br />
perché la guerra richiamava al fronte gli uomini e “a casa” veniva richiesta una manodopera<br />
che poteva essere svolta solo dalle donne. Qui è evidente l’”opportunismo” strumentale con<br />
cui viene trattata la donna dal regime fascista, che da un lato la esclude dal mondo del lavoro<br />
e dall’altro la riassorbe solo perché ne ha bisogno per le sue finalità.<br />
La donna – burattino mossa dai fili sottili di abili burattinai, prigioniera dei pregiudizi<br />
che gravavano su di lei e dell’oppressione di una cultura maschilista invasiva, ha subito la<br />
preclusione delle carriere, l’umiliazione di vedersi negato l’accesso a ruoli importanti solo<br />
perché donna.<br />
Gli esiti nefasti per l’evoluzione del femminile nella cultura fascista e nazista sono<br />
strettamente connessi alla gerarchizzazione dei rapporti, per cui ci deve essere un superiore e<br />
un inferiore, un dominante e un dominato e la donna occupa i gradini inferiori nella scala<br />
gerarchica.<br />
Un libro dedicato al pensiero – adolescente, involuto – di Hitler non poteva<br />
concludersi senza un’attenzione particolare alla “questione femminile”, che ha trovato nel<br />
nazismo e nel fascismo la risposta più repressiva e avvilente per la dignità femminile.<br />
Il femminismo degli anni ’70 rappresenta una reazione alla cultura maschilista e<br />
fascista. Come il pendolo lasciato libero oscilla agli estremi prima di trovare un “punto di<br />
equilibrio”, così le donne oppresse si sono opposte alle imposizioni maschili. Ora si tratta di<br />
trovare “un punto di equilibrio” attraverso il dialogo tra maschile e femminile e, soprattutto,<br />
tra donne di destra e di sinistra, tra cattoliche e laiche.<br />
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