IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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La giornata di solidarietà a favore di Israele, proposta da Massimo Teodori, rilanciata da<br />
Giuliano Ferrara assieme a un gruppo di intellettuali di cui fa parte il direttore di questo giornale, è ben<br />
diversa da quella organizzata dal Foglio dopo l’attacco alle Due Torri. La prima fu un fatto politico<br />
della Casa delle libertà: l’idea del direttore del Foglio venne accettata da Berlusconi e dai leader della<br />
maggioranza. Quest’ultima invece sembra fatta in primo luogo per offrire a tutti coloro che stanno a<br />
sinistra (e anche nella zona intermedia tra la Casa delle libertà e la sinistra) l’occasione di dissentire<br />
dalla parzialità che l’area laica ha finora mostrato per i palestinesi. Un invito che si rivolge a un<br />
pubblico che sente che perdere la solidarietà con Israele è precipitare nel terzomondismo.<br />
Le posizioni proisraeliane della Casa delle libertà mi sembrano abbastanza chiare: la coscienza<br />
che Israele ha l’apparenza dell’aggressore ma in realtà la condizione dell’aggredito comincia a farsi<br />
strada nettamente. E ciò avviene da quando le proposte di Ehud Barak, che il premier israeliano<br />
propose senza una maggioranza in Parlamento contando sul consenso del popolo, erano il massimo<br />
che Israele potesse offrire senza porre in discussione la propria esistenza.<br />
Quando Arafat sollevò la questione del rimpatrio dei palestinesi nello spazio dell’Israele del<br />
’48, mostrò chiaramente che non voleva uno Stato ebraico. Ed ebbe l’appoggio di tutti gli Stati arabi.<br />
Forse allora l’Occidente cominciò a comprendere un po’ meglio la natura del mondo islamico: gli Stati<br />
arabi non diranno mai “sì” al riconoscimento di Israele in confini stabili e sicuri.<br />
La storia è logica nella forma del paradosso: lo Stato di Israele si trova esattamente nella stessa<br />
posizione degli Stati crociati nel secolo XII e nel secolo XIII. Questi Stati potevano esistere solo come<br />
una punta avanzata della Cristianità in uno spazio geografico, dalla Spagna fino all’Iran,<br />
completamente islamizzato. Allo stesso modo Israele non può divenire uno Stato mediorientale, la sua<br />
esistenza dipende, come quella degli Stati crociati, dalla solidarietà dell’Occidente, figlio della<br />
Cristianità e delle sue armi. Haifa torna ad essere San Giovanni d’Acri.<br />
Israele ha tutte le ragioni di disperare dell’atteggiamento dell’Occidente e in particolare<br />
dell’Europa: la cultura illuministica dell’Europa è anticristiana (e perciò filoislamica) e ha oggi<br />
contagiato i cattolici. E la cultura protestante americana non ha ancora del tutto misurato la profondità<br />
dell’odio islamico per Israele e per l’Occidente. L’America ha cominciato a capirlo con l’attacco alle<br />
Due Torri. Fortunatamente le condizioni degli ebrei sono migliori di quelle dei crociati, perché l’Islam<br />
è entrato in un processo di decadenza irresistibile, la sua antropologia di bassissimo livello non regge<br />
la grande avventura umana aperta dall’età tecnologica. Ora le contraddizioni cominciano ad apparire<br />
nell’islam: e il successo di Musharraff in Pakistan ne è già una prova, come le contorsioni del regime<br />
iraniano. Ma l’idea di un Israele accettato nel mondo musulmano e la pace dei due Stati è una ultima<br />
illusione. Israele si difenderà solo ripristinando il simbolo dei confini delle culture e delle civiltà: il<br />
muro. È il prezzo per evitare che Haifa, come San Giovanni d’Acri, cada sotto le mani di un nuovo<br />
Saladino. Nel contempo, la manifestazione di Roma sarà preziosa perché animata da illuministi<br />
convertiti, che non pensano più all’Islam come un amico nella lotta contro la Cristianità e il<br />
Cristianesimo.<br />
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