IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu
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correre il rischio di abdicare alla propria individualità e di non pervenire ad una piena<br />
conquista della propria autonomia.<br />
Ci sono individui invece nei quali la crisi giovanile si interiorizza di primo acchito e<br />
non si manifesta per nulla nel comportamento esteriore. Non bisogna dunque accordare un<br />
valore assoluto alle due fasi distinte. Occorre invece avere sempre presente il carattere globale<br />
e dinamico dell’evoluzione giovanile. Come ricorda l’etimologia della parola “adolescere”, in<br />
latino significa crescere e l’adolescenza è movimento, difficilmente circoscrivibile in un<br />
quadro e in una durata precisi.<br />
Avendo constatato quale influenza eserciti ancora la figura di Hitler su alcune frange<br />
di giovani che ho contattato, ho ritenuto opportuno accedere direttamente al suo pensiero,<br />
espresso nel Mein Kampft per evidenziarne alcune caratteristiche, che talvolta sfuggono<br />
all’indagine oppure vengono sommariamente liquidate come “ farneticazioni”, senza tuttavia<br />
coglierne il significato più profondo e nascosto.<br />
Il giovane simpatizzante per Hitler, per la sua storia e le sue imprese sente di aver<br />
trovato un mezzo eccellente per escludere l’adulto “bempensante” e “moderato” e per sentirsi<br />
un essere a parte, superiore. La lettura del pensiero e della storia di Hitler genera un<br />
comportamento da “cospiratore”, soddisfa i fantasmi di onnipotenza e il gusto per il<br />
misterioso e l’esoterico.<br />
Il compromesso che gli adolescenti realizzano spesso sostituendo ai modelli parentali<br />
altri modelli che in realtà sono ancora figure paterne o materne idealizzate, non e’ che uno dei<br />
modi per staccarsi dai precedenti oggetti d’amore.Esistono inoltre le identificazioni che<br />
riguardano personaggi di romanzi, attori e attrici, personaggi storici e compagni di gruppo,<br />
campioni dello sport e leader affermati.<br />
Il 2 agosto 2004, durante il viaggio attraverso la Francia, dopo aver cenato a Lione,<br />
lasciai l’albergo per esplorare la città. Dopo aver fatto pochi passi, mio figlio di undici anni e<br />
mezzo estrasse una scatola di fiammiferi forniti dall’hotel Radisson e cominciò ad accenderne<br />
uno, gettandolo a terra, finché lo vide spegnersi. Ripeté questo gesto dopo qualche passo. Lo<br />
esortai a camminare più velocemente, ma egli mi invitò ad attenderlo. Quando mi avvicinai,<br />
vidi che si era chinato strofinando a terra il cordoncino annerito del fiammifero spento. “ Che<br />
stai facendo?” gli chiesi incuriosita. “Lascio il segno - mi rispose - strofinando i fiammiferi,<br />
formo le iniziali del mio nome” Osservai: “ Guarda che questo gesto viene definito come<br />
vandalismo, perché sporchi”. Una signora italiana mi esortò a “ lasciarlo fare, perché è un<br />
bambino”. E lui, prontamente, riprese l’idea: “ Io sono un bambino”. E intanto continuava il<br />
suo gioco, evidentemente preso e divertito, lungo tutto il percorso che circonda l’hotel, sulla<br />
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