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IL PENSIERO ADOLESCENTE DI HITLER - Gigliolazanetti.eu

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CAPITOLO IV<br />

<strong>IL</strong> GIOCO DEGLI ESTREMISMI NELLA RICERCA <strong>DI</strong> NUOVI<br />

EQULIBRI<br />

BISOGNO <strong>DI</strong> IDENTITÀ E CRISI <strong>DI</strong> IDENTIÀ<br />

Leggendo il Mein Kampf, si riceve l’impressione che Hitler, con il suo estremismo e le<br />

sue drastiche proposte, tenti di arginare il malessere e le “malattie” dilaganti nella società e<br />

nel tempo in cui vive. Si può dire che il suo pensiero e il suo modo di operare si addicono al<br />

detto: “a mali estremi, estremi rimedi”. Nel terzo millennio, pur essendo diffusi il benessere<br />

economico e le tutele sociali, si profila il fantasma dell’“appiattimento globale”, del governo<br />

dei “palazzi”, lontano dalla sensibilità e dai bisogni della gente che viene chiamata alle urne<br />

ad esprimere il proprio parere, ma in realtà non viene coinvolta nella vita politica, come se<br />

non c’entrasse, perché le decisioni vengono prese comunque “in alto”.<br />

Sul piano psicologico, spiego l’imbarazzante successo elettorale ottenuto<br />

dall’ultranazionalista Le Pen alle elezioni presidenziali francesi del 2002 proprio con la sua<br />

capacità di interpretare il bisogno di identità e di identificazione dei francesi, confusi per la<br />

mancanza di solidi punti di riferimento e di modelli in cui riconoscersi. Il mito della Francia<br />

multietnica è andato in frantumi sotto le picconate di Le Pen, di fronte alla crisi di identità dei<br />

francesi. Il cospicuo numero di candidati della sinistra ha rappresentato simbolicamente la<br />

frammentazione dello schieramento. Per contro, Le Pen, con il suo nazionalismo, il suo<br />

richiamo alle “radici”, all’identità francese, ha risvegliato di colpo il “mito dell’unità”, dando<br />

una sensazione di sicurezza e protezione, di fronte all’anonimato multirazziale della<br />

globalizzazione.<br />

Il primo maggio 2002 dieci mila sostenitori di Le Pen hanno sfilato per le strade di<br />

Parigi. Una giovane donna intervistata ha detto in televisione che il voto a Le Pen è “un voto<br />

di disperazione per gridare la propria collera” e un’altra “per me Le Pen rappresenta il<br />

recupero dei valori”. Un giovane dice: “Basta con l’immigrazione e l’insicurezza”. Allora<br />

risulta evidente che non è in gioco la democrazia, ma la capacità dei governanti di dare<br />

risposte adeguate ai bisogni dei cittadini e di tracciare programmi consoni a tali bisogni. Chi<br />

sa dare risposte adatte ha più possibilità di vincere le elezioni, indipendentemente dal colore<br />

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