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Relazione - Comune di Lecce

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lega alla pratica dei luoghi: l’avvallamento dolce del terreno, il sistema delle cave, i casini<br />

e le ville storiche costituiscono i materiali che articolano questo paesaggio agrario<br />

contrapponendosi alla matrice olivetata. Considerando i paesi della prima corona <strong>di</strong><br />

<strong>Lecce</strong>, si nota come si sia avuto un ampliamento a macchia d’olio delle città, attraverso un<br />

urbanizzato che si <strong>di</strong>spone o in maniera regolare relazionandosi alla città per aggiunta<br />

delle periferie pubbliche, oppure linearmente lungo le ra<strong>di</strong>ali da <strong>Lecce</strong> verso Monteroni,<br />

Lequile, San Cesario, Cavallino. La lettura delle trasformazione dai piccoli centri a <strong>Lecce</strong>,<br />

impone poi un passaggio <strong>di</strong> scala: la grande piattaforma produttiva <strong>di</strong> Surbo, le gran<strong>di</strong><br />

periferie a nord <strong>di</strong> <strong>Lecce</strong> che si <strong>di</strong>spongono lungo l’asse <strong>di</strong> San Cataldo, costruendo<br />

margini urbani in cui l’agricoltura ed i manufatti storici <strong>di</strong>vengono residuali rispetto alle alte<br />

cortine e<strong>di</strong>lizie, sono un esempio dei gran<strong>di</strong> oggetti che hanno segnato il nuovo volto della<br />

città. Le periferie pubbliche violentemente impongono un cambiamento <strong>di</strong> scala, senza<br />

<strong>di</strong>alogare con il paesaggio agrario. I paesaggi della bonifica, inoltre, sono in molti casi<br />

<strong>di</strong>ventati supporto per una <strong>di</strong>spersione inse<strong>di</strong>ativa esito in molti casi <strong>di</strong> processi spontanei,<br />

che hanno cementificato interi tratti <strong>di</strong> territorio, dequalificandolo ed alterandone il<br />

paesaggio. Il carattere <strong>di</strong> enclave che caratterizza il territorio delle marine <strong>di</strong> <strong>Lecce</strong> vede i<br />

centri <strong>di</strong> Frigole e <strong>di</strong> Borgo Piave, insieme alle piattaforme commerciali <strong>di</strong> Surbo, come<br />

unici luoghi <strong>di</strong> servizi ed attrezzature; sono i poli <strong>di</strong> aggregazione che legano<br />

funzionalmente tra loro paesaggi con materiali e storie <strong>di</strong>verse. Tra <strong>Lecce</strong> e Torre<br />

Chianca, altra emergenza è data dall’alta densità degli impianti eolici che si<br />

sovrappongono in<strong>di</strong>fferentemente al supporto paesaggio, senza <strong>di</strong>venire neppure<br />

elemento <strong>di</strong> orientamento per chi lo attraversa. La strada <strong>Lecce</strong> -Maglie si presenta,<br />

soprattutto in prossimità dei centri, come una strada mercato, caratterizzata da un<br />

e<strong>di</strong>ficato <strong>di</strong> tipo produttivo e commerciale che in alcuni casi si lega alle permanenze della<br />

naturalità. La costa adriatica da Casalabate, a Torre Rinalda, Torre Chianca e Frigole si<br />

caratterizza per una <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> seconde case, spesso abusive, che si sono localizzate<br />

lungo la struttura <strong>di</strong> appoderamento della riforma, con un e<strong>di</strong>ficato <strong>di</strong> bassa qualità ed alti<br />

livelli <strong>di</strong> occupazione del lotto. La naturalità si pone ai margini delle grosse piattaforme<br />

residenziali legandosi alla campagna retrostante. L’asse <strong>Lecce</strong> -San Cataldo si lega ai<br />

margini della grande periferia connettendosi a fenomeni <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione lineare <strong>di</strong> tipo<br />

misto. A sud <strong>di</strong> tale asse permangono i gran<strong>di</strong> vuoti della naturalità: le Cesine e i laghi<br />

Alimini sono i gran<strong>di</strong> presi<strong>di</strong> della naturalità che si connettono al sistema delle masserie<br />

sub costiere e al sistema delle torri <strong>di</strong> avvistamento costiere. Le insenature con i piccoli<br />

porti <strong>di</strong> Torre dell’Orso, Sant’Andrea si legano ad un e<strong>di</strong>ficato compatto che si sfrangia<br />

con un tessuto produttivo e <strong>di</strong> seconde case.<br />

Documento Programmatico Preliminare al PUG 122

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