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PARTE III: XI CONGRESSO REGIONALE CISL LOMBARDIA
L’articolo 2 dello Statuto confederale, cui abbiamo dedicato il seminario
dello scorso settembre in Università Cattolica, può essere considerato
secondo questa logica stringente: non come un elenco di concetti
e di formule, tasselli isolabili l’uno dall’altro, potenzialmente ricomponibili
secondo variabili punti di intersezione. Si tratta di un disegno
armonico e potente, quello che Pastore chiamava “tutto un contenuto”.
Che scaturisce da una formidabile affermazione della centralità
della persona, la cui libera scelta associativa definisce un’identità collettiva
che agisce, con strumenti propri (il contratto innanzitutto), come
struttura portante di una società civile ordinata e pacificata in una
trama di riconoscimenti reciproci e di reciproche attribuzioni di poteri
e di doveri che rendono democratica la democrazia.
L’innovazione dentro la storia
In quanto fondato su valori universali e sostanziali, il nostro statuto,
come tutte le costituzioni, affida al tempo storico i valori e le forme
regolative della vita associata. Non siamo legati a norme meccanicistiche,
ma disponiamo di principi da cui derivare criteri di giudizio e
orientamenti per l’azione in ragione delle circostanze mutevoli proprie
della nostra epoca, ancor più mutevoli in questi anni di crisi. Un quadro
concettuale così aperto a reggere le incertezze, senza temere di
confrontarsi con l’avanzare di nuovi problemi, imprime uno slancio
innovativo alla nostra azione e alla stessa struttura organizzata che ci
accoglie. La realizzazione di un giusto equilibro sociale, nel suo costante
divenire, ci proietta nella continua trasformazione degli assetti
del vivere civile, a fronte delle incompiute ridefinizioni del quadro politico-istituzionale
e della costante ristrutturazione dei processi economici
sul piano nazionale e internazionale.
Per sua natura la Cisl non può essere e non è mai stata per la conservazione
di un ordine costituito, ma ha sempre agito per il cambiamento
e per le riforme: anche a rischio di trovarsi senza punti di riferimento,
come talvolta è accaduto, è sempre stata dentro la storia. In
quanto radicata nella persona che lavora e nelle sue aspirazioni alla
piena emancipazione, la nostra comunità sindacale non si è mai racchiusa
negli stretti confini delle visioni economicistiche.
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