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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO
può più essere intesa, esclusivamente, come capacità del sindacato (inteso
come soggetto politico fuori e dentro l’impresa) di influire o determinare
le decisioni politiche, senza preoccuparsi della qualità della
vita di lavoro e di relazione da cui promanano le esperienze affettive
che portano le persone a produrre significato e senso di appartenenza
nella comunità civile e nelle comunità d’impresa.
In tal senso la strada della partecipazione si chiarisce (sul modello tedesco)
applicando il dualismo della rappresentanza. Il sindacato negozia e
contratta, i lavoratori eleggono i loro rappresentanti in appositi organismi
creati nelle imprese non per iniziativa legislativa, ma tramite l’azione
di appositi organismi di cooperazione e di confronto: una vera e propria
cogestione di fatto, in cui però, a cogestire siano non i sindacati, ma
i lavoratori eletti su liste non sindacali. Questo non implica che i sindacati
non possano candidare loro iscritti: cosa essenziale è che la partecipazione
sia fondata sul ruolo diretto del lavoratore stesso, iscritto o non
iscritto, così da consentire al sindacato di continuare a svolgere un’opera
di contrattazione e di rappresentanza del lavoro anche conflittuale,
senza che si creino conflitti d’interesse tra partecipazione e negoziazione
contrattuale. Solo così la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa
può dare un importante contributo all’aumento della produttività
del lavoro e quindi all’aumento del prodotto interno lordo.
■ ❚ ❙ 1.10 Per una nuova governance europea: verso l’economia reale
Nel 2012 sono stati fatti notevoli progressi per quanto riguarda la stabilità
finanziaria della zona euro, segnati però da logiche bancarie e
finanziarie che hanno portato ad una grave sottovalutazione dell’importanza
del dialogo sociale. L’avvento del governo Monti ha rappresentato
un punto di svolta decisivo, restituendo fiducia e credibilità all’Italia
sui mercati finanziari e ridando un peso al nostro paese nelle
trattative internazionali. Un ruolo che ha consentito all’Italia di cercare
di bilanciare la linea tedesca - secondo cui la stabilità finanziaria
dipende solo dal rigore fiscale - con un’azione volta a rafforzare i
meccanismi di solidarietà tra i paesi della zona euro, con il nuovo fondo
di stabilità e il cosiddetto “scudo anti-spread”. Una svolta ancora
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