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PARTE IV: TRE TRACCE CONGRESSUALI A CONFRONTO
riguardato alcune categorie più direttamente toccate da questi processi
nell’attività di rappresentanza come le organizzazioni dei pensionati.
Allo stesso modo anche i livelli regionali e territoriali del sindacato
sono entrati fortemente nell’azione di contrattazione sociale. Questo
è certamente vero.
Va detto tuttavia che negli ultimi anni, complice lo sviluppo ulteriore
della bilateralità e del welfare contrattuale integrativo (o sostitutivo),
anche le categorie più legate alla rappresentanza dentro il mercato del
lavoro, hanno iniziato a rafforzare l’azione contrattuale di supporto
alle reti del welfare. Pensiamo agli accordi che hanno iniziato a diffondersi
tra aziende, sindacati e anche amministrazioni locali, per l’apertura
di servizi di cura all’infanzia, così da sostenere attraverso la
conciliazione vita-lavoro.la crescita della produttività, in particolare
delle componenti femminili del mercato del lavoro.
La crisi rimette in gioco questi sviluppi. E forse anche a ripensare l’intervento
sindacale in tema di welfare. Scorrendo i diversi documenti
analizzati questa esigenza di aggiustamento emerge abbastanza chiaramente.
Rimane un filo rosso, di ispirazione culturale prima di tutto,
che ricongiunge l’intervento sindacale a una idea di sussidiarietà orizzontale,
partecipativa, ormai entrata nel gergo delle politiche sociale e
nel corpo delle tre organizzazioni. Ma questo è un elemento che viene
da lontano a ben vedere, costitutivo della cultura Cisl.
In questi anni il concetto di sussidiarietà è stato molto utilizzato, anche
da prospettive politiche e culturali molto diverse tra loro. Possiamo
dire che in Italia il concetto di sussidiarietà è oggi inteso in due
grandi accezioni. Da un lato vi è una posizione di sussidiarietà “negativa”
che in qualche modo antepone la reti di solidarietà primarie e di
comunità in tutte le loro espressioni al ruolo delle istituzioni pubbliche.
È una concezione questa che in termini di politiche sociali è più
orientata a istanze di autoprotezione e autogoverno delle comunità locali
e delle unità primarie, ma anche a favorire apertura al mercato,
che non all’interventismo delle istituzioni, viste in qualche modo che
foriere di controllo e irregimentazione dell’azione sociale.
Al polo opposto sempre di sussidiarietà si parla per intendere forme di
collaborazione tra pubblico e privato, non mutuamente escludenti, ma
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