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INTRODUZIONE
re il ruolo di custodi rigorosi dottrinari di principi e finalità, mentre il
primo ha il dovere e la necessità di essere sempre in presa diretta con
i propri associati. I quali non sono isolati in una sfera di vetro, ma vivono
insieme ad altri lavoratori e pensionati, con problemi comuni,
ma di idee, cultura e appartenenze diverse, con i quali scambiano contaminazioni
a volte positive, a volte negative. I nostri dirigenti si sono
sempre misurati con questa realtà. Un’altra metafora, molto usata
in passato in momenti molto difficili, ci può aiutare a capire alcuni
momenti storici. Se le pariglie di una diligenza impazziscono facendo
rischiare il suo capovolgimento e la vita dei passeggeri, l’unico modo
per fermarla non è tirare forte le briglie, ma è quello di saltare da una
pariglia all’atra fino a cavalcare la pariglia di testa e, così con calma,
riuscire a portare al passo tutti i cavalli. Tra principi e democrazia, tra
scelte della dirigenza e proselitismo non possono crearsi fratture, deve
essere sempre trovata la giusta mediazione con una sintesi politica
che tenga insieme tutto. Questa in fondo è la vera qualità del dirigente
sindacale. Nel prezioso giacimento di memoria e di documentazione
che rappresenta la Fondazione Pastore, possiamo averne la conferma
ripercorrendo la storia della Cisl nei suoi 63 anni e le figure di nostri
grandi dirigenti a partire proprio da Giulio Pastore e da accademici
anche essi padri della Cisl come Mario Romani.
La sostanziale concordia sulle linee d’azione e sul volto della Cisl nei tre
documenti ci dice che le grandi novità che la nostra organizzazione deve
affrontare, saranno decise e portate avanti con una forte e convinta
unità e, soprattutto, con un grande senso di Confederalità, e per questo
con grande efficacia.
Sono le grandi novità della sua struttura organizzativa e quelle in relazione
alla crisi economica e occupazionale, alla frattura sociale sempre
più grave per le crescenti differenze insopportabili tra i privilegi,
le rendite e le classi popolari sempre più strette in una morsa che conduce
alla povertà, alla globalizzazione che rischia di mette in ginocchio
il nostro paese, ad un’Europa che non è capace di rispondere alle
sfide del momento.
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