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PARTE II: IL XVII CONGRESSO NAZIONALE FNP-CISL È indispensabile, inoltre, che il loro lavoro sia svolto in maniera sinergica con il Patronato Inas, utilizzandone a pieno i servizi, con l’obiettivo di contribuire ad incrementarne l’attività ed il proselitismo collegato. PENSIONI DI REVERSIBILITÀ Poiché la pensione di reversibilità ai superstiti è collegata alla contribuzione versata dal dante causa compresa la copertura dell’evento morte, oltreché del rischio di invalidità e vecchiaia, riteniamo che le percentuali in essere debbano essere rivalutate, quanto meno per i soggetti privi di reddito; questo sia per il coniuge titolare di pensione di reversibilità privo di redditi, al quale dovrebbe essere riconosciuta una percentuale maggiore rispetto a quella attuale del 60%, sia per i figli e gli altri titolari previsti dalla legge, sempre che siano privi di altri redditi. Inoltre, la determinazione delle quote di pensione di reversibilità spettanti agli aventi diritto, così come previsto dalla l. 903/65 e successive modifiche, non tiene conto dei diversi mutamenti intervenuti nella società attuale, soprattutto per quanto attiene le separazioni ed i figli nati da altra donna rispetto all’ex coniuge superstite. Ricordiamo, infine, che l’introduzione del nuovo sistema di calcolo contributivo ha portato a trattamenti pensionistici meno vantaggiosi rispetto a quello retributivo, per i quali, pur in presenza di importi irrisori, non c’è alcuna integrazione al minimo che, invece, andrebbe prevista. Ed infatti, la legge n. 335/95, nell’introdurre il sistema di calcolo contributivo, non ha previsto che le pensioni liquidate con un importo inferiore al minimo venissero integrate, tra queste le pensioni di reversibilità. Quest’ultimi trattamenti riguardano essenzialmente donne, occupate nei lavori di cura e comunque con retribuzioni e contribuzioni basse, nonché in lavori discontinui. Per questi trattamenti, quindi, sarebbe necessaria una modifica dell’attuale disposizione normativa che preveda l’integrazione al trattamento minimo. 97
CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO ■ ❚ ❙ Politiche sociali CONCERTAZIONE SOCIALE Quadro attuale Il 2011 è stato il primo anno in cui è stato possibile mappare le attività concertative su tutto il territorio nazionale. Il quadro generale si presenta quanto mai disomogeneo e, fatte alcune eccezioni, confuso. La maggior attività concertativa è concentrata in Lombardia (47,7%) seguita da Emilia Romagna, (16,9%) Toscana (12,7%), Piemonte (6,9%) e Marche (5,5%). Si concerta prevalentemente in accordo con Cgil e Uil mentre sono pochissimi gli accordi sottoscritti con Ugl e altri. È evidente come per oltre il 95% dei casi l’ente con cui si concerta è la pubblica amministrazione, come per indicare che sul territorio l’unico interlocutore soggetto attivo con cui è possibile fare intese sia la pubblica amministrazione. Poiché i soggetti attivi sono, invece, molti è auspicabile una attività concertativa più ampia che veda il sindacato porsi come parte integrante delle attività in termini di progettualità, collaborazione ed operatività. Sul fronte interno il soggetto firmatario prevalente è la Fnp (94.68%) mentre sul fronte esterno il soggetto con il quale si collabora maggiormente è la Cgil. Il modello concertativo proposto dopo Levico pone enfasi sul soggetto beneficiario proprio per sottolineare che un accordo è tanto più efficace quanto più riesce a definire il soggetto su cui ricadranno gli effetti delle politiche concertate. Analizzando i dati e prendendo in considerazione i primi 7 beneficiari in ordine di frequenza si nota come su 771 accordi 678 hanno come beneficiario la cittadinanza intesa come generalità della popolazione residente in un determinato territorio, il secondo beneficiario sono le famiglie (496) seguito dagli anziani (455) e a grande distanza i lavoratori (208), i disabili (160), gli affittuari di immobili (159), i minori (128) e i disoccupati (116). 98
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