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CON LA NOSTRA STORIA, INSIEME AI GIOVANI COSTRUIAMO IL FUTURO
tori e dei pensionati: la qualità delle loro vite passerà anche dal livello,
dalla diffusione, dalla qualità, dalle prestazioni erogate dal sistema
di welfare. Nel riconfigurare l’insieme delle tutele sociali, non più affidate
alla unilaterale gestione pubblica, un sindacato dotato di una
consolidata competenza nella contrattazione tradizionale, si propone
come interprete peculiare degli ambiti aperti dalla “contrattazione sociale”,
il cui campo d’azione comprende le garanzie di un’idonea
quantità, qualità, diffusione, sostenibilità ed equità dei servizi di welfare,
a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle aggregazioni
sociali, a partire dalla famiglia, perché anche coloro che pretendiamo
di rappresentare, cioè i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie,
fruiscano pienamente della realizzazione di quel principio di
uguaglianza sostanziale che orienta la nostra azione.
Se questo è il tema e questa è la sfida, la contrattazione sociale deve
andare almeno in due direzioni:
1. nei confronti delle istituzioni sociali competenti: ampliare e consolidare
gli ambiti e le occasioni di confronto, mettendo in campo
la nostra attitudine a rivendicare e contrattare, a mobilitare e
a dialogare; al tavolo della contrattazione sociale chiamiamo la
Regione, così come le istituzioni territoriali più vicine ai cittadini,
le province e soprattutto i comuni;
2. nei confronti delle aziende: sulla base delle esperienze già maturate,
dobbiamo diffondere e mettere sempre più “a sistema” la
contrattazione sociale aziendale e territoriale con le aziende, i datori
di lavoro e le loro rappresentanze territoriali; un welfare
orientato efficacemente ai bisogni della persona (lavoratori e cittadini),
richiede di affiancare alla mano pubblica l’intervento di
forme integrative aziendali e locali.
La questione delle risorse: contro l’economia della illegalità
Un recente studio della Banca d’Italia evidenzia che nel nostro Paese
il sommerso incide in modo significativo sul quadro economico complessivo.
Tra 2005 e 2008 ha rappresentato il 16,5% del Pil, pari a circa
490 miliardi di euro, 290 dei quali dovuti all’evasione fiscale e contributiva
e circa 187 all’economia criminale legata alla prostituzione e
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