Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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In Friuli con Antonio Andreuzzi<br />
Il 24 dopo infiniti giri pel monte onde evitare i grossi corpi che tentavano<br />
circondarci, ci ricoverammo a Basson.<br />
Il 25, abbandonato Basson e sempre sotto continua pioggia, <strong>di</strong>scendemmo<br />
dal Raut per Albins, e ci ricoverammo in una stalla presso Andreis.<br />
Il 26 salimmo <strong>di</strong> nuovo il Raut nella sua parte chiamata monte Castello,<br />
entrammo nel famoso antro dello stesso nome presso Navalesc. <strong>La</strong> banda<br />
ivi era ridotta a 21, ma erano i più pro<strong>di</strong>; i deboli avevano dovuto cedere<br />
alle fatiche e ai <strong>di</strong>sagi e ritirarsi. Quin<strong>di</strong>ci ricoverammo in quell’antro<br />
e 6 in un altro vicino, non potendo il primo tutti contenerci. *<br />
Fino a quel giorno senza nessuna notizia dal <strong>di</strong> fuori, fu presa la determinazione<br />
<strong>di</strong> mandare a U<strong>di</strong>ne uno dei nostri. Vico Michielini, assunto<br />
volenteroso l’incarico, partì. L’antro sta due miglia circa da Andreis,<br />
internato in una roccia del monte Castello, ma tanto è <strong>di</strong>fficile l’accesso<br />
per la ertezza, che ci vollero 4 ore <strong>di</strong> marcia.<br />
Si entra per un piccolo spazio erboso, che gira sopra un abisso ed una<br />
corta boscaglia, ergendosi sulla sinistra <strong>di</strong> chi entra alto ben 50 metri,<br />
cosi che copre l’antro dalla parte d’Andreis; a destra la fascia erbosa<br />
continua girando attorno ad un altipiano che conduce in un burrone<br />
roccioso senza uscita, Noi in quell’antro aspettavamo il ritorno del Vico.<br />
Eravamo provveduti <strong>di</strong> vettovaglie dalla gioventù <strong>di</strong> Andreis, che<br />
coraggiosa sfidava i rigori del capitano Ferrari, comandante il corpo <strong>di</strong><br />
truppe stanziate il quel paese. **<br />
* A Valina Andreuzzi dà il consenso <strong>di</strong> abbandonare la banda a chi non se la sentiva<br />
più <strong>di</strong> proseguire. Numerosi erano stati i contatti fino ad allora con Navarons<br />
per mezzo <strong>di</strong> paesani che portavano loro cibo e vestiti. A fare da staffetta dai<br />
monti al paese fu Lodovico Michielini detto Vico che da Valina infine fu mandato<br />
da Andreuzzi a Valvasone con una richiesta d’aiuto in<strong>di</strong>rizzata a Cella.<br />
** Entusiasta fu la partecipazione degli Andreani tanto che nacquero leggende<br />
in ricordo a quei fatti. Si <strong>di</strong>ce che per trarre in inganno i gendarmi i portatori<br />
si attaccavano agli zoccoli delle suole all’incontrario. Alcuni servirono la banda<br />
come staffetta e portaor<strong>di</strong>ni, come nel caso <strong>di</strong> Daniele Paleva che ebbe l’incarico<br />
<strong>di</strong> attendere a Navarons il ritorno <strong>di</strong> Vico e <strong>di</strong> condurlo all’antro del<br />
monte Castello in quanto questi non ne conosceva l’ubicazione. I due a Frisanco<br />
incontrarono altri tre giovani che precedentemente avevano <strong>di</strong>sertato e che,<br />
convinti dal Vico, rientrarono assieme a lui nella banda. Nell’interrogatorio<br />
Daniele Paleva si <strong>di</strong>fese <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> aver avuto da Andreuzzi l’incarico <strong>di</strong> far<br />
aggiustare un paio <strong>di</strong> scarpe a Navarons e che nel ritorno aveva incontrato questi<br />
in<strong>di</strong>vidui a lui sconosciuti che lo avevano seguito.<br />
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