Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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172 MARZIANO CIOTTI<br />
In pochi minuti la città fu inondata dai nostri, e tutta la guarnigione<br />
rinchiusa nel castello.<br />
I Pontifici si arrendono, solo gli antiboini asserragliati nel castello<br />
tentano ancora <strong>di</strong> resistere.<br />
I garibal<strong>di</strong>ni decidono allora <strong>di</strong> appiccare il fuoco anche alla<br />
porta del castello. Prosegue Garibal<strong>di</strong>:<br />
Alle 6 p.m. si cominciò l’attacco del castello, essendo i nostri già<br />
padroni <strong>di</strong> tutti gli sbocchi <strong>di</strong> strade, che conducevano a quello, ed<br />
avendoli barricati tutti si mise il fuoco alle scuderie, con fascine, paglie,<br />
carri, e quanti oggetti combustibili vi si trovavano.<br />
Alle 10 a.m. si respinsero con poche fucilate circa duemila uomini,<br />
che da Roma avanzavano al soccorso degli asse<strong>di</strong>ati.<br />
Alle 11, la guarnigione affumicata, e temente <strong>di</strong> saltare in aria col<br />
fuoco alle polveri, che tenevan <strong>di</strong> sotto, alzò ban<strong>di</strong>era bianca, e si arrese<br />
a <strong>di</strong>screzioni. 47<br />
Castellini così definisce quella battaglia:<br />
Monterotondo, battaglia il 25, vittoria il 26, fu una seconda Calatafimi;<br />
e a Calatafimi assomiglia anche per il grido lanciato la sera del<br />
25 dall’Eroe, dopo tre<strong>di</strong>ci ore <strong>di</strong> combattimento: Bisogna vincere! 48<br />
Il dottor Enrico Zuzzi, garibal<strong>di</strong>no dei Mille, scrivendo <strong>di</strong><br />
<strong>Marziano</strong> <strong>Ciotti</strong> conclude così:<br />
Egli fu veramente come soldato e ufficiale garibal<strong>di</strong>no un prode,<br />
anzi per una sua gesta audace venne chiamato l’Eroe <strong>di</strong> Monterotondo.<br />
49<br />
Anche il dottor Luigi Musini, volontario in quella campagna<br />
dell’Agro Romano, racconta nelle sue memorie garibal<strong>di</strong>ne ciò<br />
che sentì e vide a Monterotondo:<br />
Al mattino per tempo mi incamminai verso Monterotondo, ove si<br />
sentiva più accanita che mai la fucilata. Sulla strada trovammo alcuni<br />
volontari che vilmente avevano abbandonato il loro posto. Prendemmo<br />
ad essi le armi e proseguimmo il cammino. Giunti al Grillo,<br />
villaggio posto circa a metà strada, sapemmo che Monterotondo era<br />
già stato preso e poco dopo incontrammo i prigionieri papalini, antiboini,<br />
gendarmi e cannonieri, in numero <strong>di</strong> 300 circa che scortati<br />
dai nostri erano condotti a Corese. Avevano una paura maledetta,<br />
credendosi in mano <strong>di</strong> briganti, mentre venivano trattati con ogni riguardo.<br />
Giunti a Monterotondo, piccolo paesetto posto sopra una ri-