Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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Nella campagna dell’Agro romano<br />
Nelle Memorie, senza peraltro citare <strong>Marziano</strong>, Garibal<strong>di</strong> racconta<br />
quell’episo<strong>di</strong>o:<br />
L’attacco era deciso per le 4 a.m. del 25. I nostri poveri volontari,<br />
nu<strong>di</strong>, affamati, e bagnate le poche vesta, si erano sdraiati sull’orlo<br />
delle strade, che le <strong>di</strong>rotte pioggie dei giorni antecedenti avevano<br />
colme <strong>di</strong> fango, e rese quasi impraticabili. Pure, spossati dalla stanchezza,<br />
anche nel fango si sdraiavano quei bravi giovani! Io confesso:<br />
ero quasi <strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> poter far rialzare quei sofferenti per l’ora<br />
dell’assalto, e volli <strong>di</strong>videre la loro miserabile situazione sino verso<br />
le 3 a.m. seduto tra loro. A quell’ora gli amici, che mi attorniavano,<br />
mi chiesero ch’io entrassi un momento nel convento <strong>di</strong> S. Maria, <strong>di</strong>stante<br />
pochi passi, per sedermi all’asciutto, e mi condussero, unico<br />
se<strong>di</strong>le, in un confessionale, ove stetti pochi minuti.<br />
Non appena seduto, ed appoggiate le spalle addolorate dal star<br />
molto tempo in pie<strong>di</strong>, quando un rumore come <strong>di</strong> tempesta, un<br />
grido solenne d’una moltitu<strong>di</strong>ne dei nostri, che si precipitavano<br />
nell’uscio della porta ardente mi fece risaltare, e correre con quanta<br />
celerità potevo verso la scena d’azione, gridando anch’io:<br />
“Avanti!”.<br />
Incen<strong>di</strong>ata intieramente la porta, colpita da due piccoli nostri<br />
cannoncini, che sembravano due cannocchiali, e non presentando<br />
più che un mucchio <strong>di</strong> rovine ardenti, <strong>di</strong> cui si aspettava l’estinzione,<br />
i nemici ritentavano <strong>di</strong> barricadarla nuovamente, e perciò cominciavano<br />
ad avvicinarvi, carri, tavole, ed altri oggetti d’ostruzione.<br />
Ciò però non garbava ai nostri, cui tanta fatica e pericolo aveva<br />
costato lo incen<strong>di</strong>arlo. Il primo oggetto che si presentò alla porta,<br />
spintovi dai zuavi, fu un carro, ma non ebbero tempo <strong>di</strong> metterlo a<br />
posto. Una scintilla elettrica, eroica, si sparse come il fulmine nelle<br />
file dei patrioti, e furibon<strong>di</strong> si precipitarono nell’uscio ardente come<br />
energumeni.<br />
Altro che stanchi, spossati, e affamati! Non avevo forse già visto<br />
operar dei miracoli a cotesta gioventù Italiana! Diffidarne era un<br />
delitto; roba da vecchi decrepiti!<br />
Non valsero ad arrestarli il carro attraversato, i rottami ardenti,<br />
ammonticchiati sulla soglia, una gran<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> fucilate, che pioveva<br />
da tutte le <strong>di</strong>rezioni. Essi mi facevano l’effetto d’un torrente, che<br />
rotti gli argini ed i ripari si precipita nella campagna.<br />
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