Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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In Friuli con Antonio Andreuzzi<br />
sto, fu terminato il lavoro che <strong>di</strong>ede 550 bombe. Furono occupati pel<br />
solo lavoro e per la sicurezza contro ogni ostacolo 15 uomini. Il lavoro<br />
proseguì corto ed interrotto per la <strong>di</strong>fficoltà d’introdurre i materiali<br />
che per ben 3 miglia dovevano trasportarsi a spalla; per la non facile<br />
consegna dei medesimi da U<strong>di</strong>ne e da Trieste; per la loro condotta pericolosa,<br />
e quin<strong>di</strong> assai <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa. *<br />
Compiuta quella importante operazione in novembre (era cominciata<br />
nell’agosto) nella primavera successiva si incominciò l’introduzione dei<br />
fucili e delle munizioni.<br />
Successe il sequestro Antongino ma non però ci scoraggiammo e con<br />
fatiche e pericoli immensi s’introdussero nel solo Friuli 629 fucili con<br />
abbondanti munizioni e polvere da mina.<br />
Cartuccie si fabbricavano in S. Daniele e così pure borraccine, e se ne<br />
acquistarono circa 300 in U<strong>di</strong>ne, si fabbricarono scarpe, saccapani, camicie,<br />
camicie rosse e cappotti.<br />
Quelli del Comitato che si <strong>di</strong>stinsero a U<strong>di</strong>ne per l’acquisto dei generi<br />
in<strong>di</strong>cati e che lavorarono a tutt’uomo furono Francesco Rizzani, Gio.<br />
Batta Cella, Giovanni Pontotti. In S. Daniele: Luigi Ongaro, Pietro<br />
Beltrame, Valentino Asquini, Urban, Gaetano Biasutti; meritano lodati<br />
per il loro zelo, <strong>di</strong>sinteresse e segretezza.<br />
Al comitato centrale Cairoli era a capo dell’impresa; nell’assistere i comitati<br />
non lasciò mai mancare del denaro occorrente. Dal libretto in-<br />
* Le bombe costruite a Navarons erano dette all’Orsini dal nome dell’anarchico<br />
italiano Felice Orsini (Meldola 1819 – Parigi 1858) che le utilizzò per attentare<br />
alla vita <strong>di</strong> Napoleone III il 13 gennaio 1858. Orsini fece fabbricare i suoi<br />
or<strong>di</strong>gni in una attrezzata officina inglese utilizzando una fusione <strong>di</strong> ghisa e, come<br />
polvere esplodente, il fulminato <strong>di</strong> mercurio che si rivelò troppo potente<br />
polverizzando in minutissimi frammenti le bombe così da esaurire la loro forza<br />
cinetica contro i vestiti: questa fu la causa del fallimento dell’attentato. I materiali<br />
utilizzati a Navarons erano zinco e antimonio che si facevano arrivare da<br />
Trieste in piccole quantità tramite la farmacia <strong>di</strong> San Daniele. Da una officina<br />
<strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne arrivarono i tappi e i foconi che furono inseriti nel corpo bomba dal<br />
fabbro <strong>di</strong> Navarons nella “faria” che il Comune <strong>di</strong> Meduno sta recuperando<br />
come museo. Il fabbro <strong>di</strong> Navarons era noto per essere un gran bevitore e da<br />
sbronzo gli si scioglieva la lingua così, Andreuzzi, si fece promettere che per<br />
tutta la durata dell’operazione avrebbe rinunciato al vino.<br />
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