Marziano Ciotti l'occhio dritto di Garibaldi - La tana dell'orso
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154 MARZIANO CIOTTI<br />
<strong>Marziano</strong> <strong>Ciotti</strong> è nel IX reggimento agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Menotti<br />
Garibal<strong>di</strong>.<br />
Non abbiamo particolari notizie su <strong>di</strong> lui, ma le cronache ci<br />
raccontano un curioso e valoroso episo<strong>di</strong>o che vede protagonista<br />
l’amico Giovanni Battista Cella <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne.<br />
(…) al centro e in posizione avanzata, agiva un gruppo con i tenenti<br />
Cella e Cantoni, che entrò nell’abitato <strong>di</strong> Caffaro. Al passaggio<br />
del ponte, Cella, con un calcio, abbattè il cancello <strong>di</strong> legno che<br />
segnava il confine politico. 34<br />
Il tenente Cella, fu l’ultimo ad abbandonare il ponte sul fiume<br />
Caffaro. Prima che lo sgombero della postazione avvenisse, gli<br />
austriaci erano già informati del fatto che i garibal<strong>di</strong>ni si stavano<br />
ritirando ed erano euforici per la notizia della vittoria a Custoza.<br />
Un ufficiale austriaco stava avanzando sul ponte per prenderne<br />
possesso. Riportiamo l’episo<strong>di</strong>o “ariostesco” così come lo descrive<br />
Gualtiero Castellini traendolo dagli appunti del nonno Nicostrato<br />
Castellini che visse in prima persona quel momento.<br />
Il capitano austriaco Ruzicka, credendo che i garibal<strong>di</strong>ni, appostati<br />
contro un suo subalterno che li attaccava dal bosco, battessero<br />
in ritirata, si avanzò verso il ponte del Caffaro con un trombettiere.<br />
Ma il tenente Cella, vedendolo avanzare, gli mosse incontro spavaldo<br />
insieme con quel Barnaba friulano, <strong>di</strong> cui l’Abba ricorda una<br />
bravata: un giorno, per isdegno, scar<strong>di</strong>nò una porta dell’Università<br />
<strong>di</strong> Padova e l’andò a gettare nel fiume.<br />
Il Cella, che non era da meno del compagno, impegnò con l’austriaco<br />
un duello a sciabolate, mentre i trombettieri, come due scu<strong>di</strong>eri<br />
d’antichi eroi, incrociavano le baionette per combattere tra loro.<br />
Lunga fu la singolare tenzone, e a vicenda si coprirono <strong>di</strong> ferite i due<br />
ufficiali, finchè, intervenuti il tenente Cantoni e il Bennici, il Ruzicka<br />
si arrese. Il duello epico suscitò gran rumore, apparendo così non essere<br />
ancora spenta la memoria dell’antica cavalleria, e il capitano Ruzicka,<br />
che cadde crivellato da quin<strong>di</strong>ci ferite, fu onorato non meno<br />
del Cella. Appena si riebbe chiese dell’esito del combattimento e del<br />
bravo ufficiale che gli stette a fronte. Udendo che il Cella era <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,<br />
città dell’Impero, si turbò, ma quando seppe che era dei Mille,<br />
tentò <strong>di</strong> sollevarsi, e con un lampo d’orgoglio nell’occhio, mormorò<br />
commosso: sono contento. 35